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Che la neve sia ormai considerata una risorsa strategica, è un fatto noto. Basta chiederlo ad un gestore di impianti di risalita che opera sull'arco alpino, a un albergatore o ad un produttore di sci. Ma che si potesse arrivare a crearla anche a decine di gradi sopra lo zero e a conservarla sotto speciali teli o tonnellate si segatura, nessuno, sino a qualche anno fa, avrebbe mai potuto immaginarlo. Andiamo a scoprire le ultime innovazioni ideate per salvare l'economia dello sci anche in periodi di scarse precipitazioni naturali, in un'epoca non proprio favorevole a causa delle ormai ben tangibili conseguenze del global warming.

L'ultima trovata arriva addirittura da Israele, un paese in cui la neve la si è sempre vista solo in cartolina. L'azienda Ide, specializzata nel trattamento delle acque ed in particolare in impianti di desalinizzazione, ha presentao sul mercato "All Weather Snowmaker". Questa innovatina macchina può produrre quasi 1000 metri cubi di neve al giorno, sufficienti per ricoprire 2000 mq con 50 cm di spessore, a qualsiasi temperatura (anche di molto sopra lo zero), con qualsiasi umidità, senza alcun problema dovuto al vento (che invece disturba i normali cannoni da neve). "Snowmaker" sfrutta solo principi fisici, senza alcun additivo chimico: solo acqua ricavata dal naturale scioglimento estivo delle nevi, accumulata in un idoneo bacino, che, dopo essere passata dallo Snowmaker, viene rimessa in circolo di nuovo come neve: vera. Il consumo di energia elettrica è di 500 kw al giorno, pari a quello di 5 cannoni (che sono però molto meno efficienti) o di una piccola seggiovia. Il video della macchina che produce neve

L'innovativo marchingegno ha trovato immediati riscontri sul mercato delle stazioni sciistiche. Il primo impianto è stato installato ai piedi del Cervino, nella bella Zermatt, mentre un secondo è entrato in funzione nel corso dell'estate 2009 sul ghiacciao del Pitztal, patria del campione austriaco di sci alpino Benjamin Raich.

Ma le novità non finiscono qui. Oltre ai teli geotessili che hanno ricoperto il ghiacciao del Presena nel corso dell'ultima estate – grazie ad essi sono stati salvati ben 2 metri di neve dallo scioglimento – qualcuno ha pensato di utilizzare un rimedio naturale. In Svizzera, nei pressi di Davos, una parte dell'abbondante neve "avanzata" nel corso della scorsa stagione è stata ricoperta con mezzo metro di segatura. L'isolamento termico così ottenuto ha funzionato alla perfezione e l'80% di bianco manto si è conservato, anche sotto il caldo solleone estivo. Gli addetti alla preparazione lo impiegheranno nel corso delle prossime settimane per creare il fondo di alcuni tracciati del comprensorio.

Indubbiamente questi metodi, seppur molto diversi tra loro, dimostrano come si possa raggiungere il medesimo obiettivo, ovvero poter disporre di neve per sciare e non arrestare l'economia delle stazioni (e il relativo indotto). Ma ci si deve chiedere quale sia il reale impatto ambientale di simili operazioni, che, seppur presentate come "amiche dell'ambiente" indubbiamente non contribuiscono a risolvere la vera e reale questione, ossia la sfida del surriscaldamento globale. Il problema, è proprio il caso di dirlo, sta a monte!  

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