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Neve, sprazzi di sole, poi vento e ancora neve non hanno intimidito i molti concorrenti e i numerosi curiosi che osservavano gli atleti arrampicare a tempo di rock su pezzi di ghiaccio e pannelli di legno.

La struttura artificiale di arrampicata, progettata dall'architetto e guida alpina di Aosta Marco Seghezzi,  è interamente smontabile e facilmente trasportabile ed è la prima del genere realizzata nella regione. Composta da due torri verticali e da un braccio orizzontale, modulari, utilizzabili separatamente o combinati fra loro,  può essere sfruttata sia in inverno,  con il ghiaccio, sia d’estate, con pannelli e prese appositi per il "free Climbing". Per la competizione di sabato e domenica scorsi è stata utilizzata in modalità mista, creando vie molto tecniche e di elevata difficoltà.

La vittoria di tappa è andata a Mauro Rizzi, esile bergamasco, tutto muscoli e nervi, unico a concludere tutti i percorsi. Nella graduatoria finale di coppa è dietro solo a Mauro Bubu Bole, che ha dato forfait all’ultimo momento. Secondo si è classificato Raffaele Mercuriali, terzo nella graduatoria di coppa, seguito da Andrea Arici e da Matteo Giglio che, primo tra i numerosi valdostani, ha chiuso con un onorevole quarto posto.

Tra le concorrenti (ben dodici le iscritte) ha dominato Anna Torretta, nonostante la sinusite e i dolori residui ad una spalla. Questa volta ha sfoderato tutta le capacità tecniche acquisite in anni di gare e allenamenti per superare in eleganza e velocità Barbara Zwerger, per niente impensierita dal sapere il marito Simone Moro ancora impegnato sul Broad Peak, in un ultimo disperato tentativo di portarsi a casa la prima invernale. Al terzo posto si è classificata la giovanissima Angelika Reiner (angelica di carattere e lineamenti), vincitrice di coppa, e al sesto si è piazzata la “semprentusiasta” Giovanna Mongilardi che continuava a ripetere di divertirsi tanto. Non è entrata in finale invece Gina Curcio, che alla soglia dei (…non diciamolo) anni ha preso parte a tutte le gare di coppa. .

Nel parterre anche l’americana Zoe Hart. Ventotto anni, nativa del New Jersey, laurea in letteratura, fisico da modella, sorriso accattivante, Zoe aveva una spalla dolorante e non ha gareggiato per non compromettere l’esame finale della prossima settimana per ottenere il brevetto di guida a Chamonix. . Raccontava di aver cominciato ad andare in montagna solo dopo il college, durante il quale ha giocato a softball e a calcio. Un po’ di  esperienze in Canada, Alaska, Colorado per poi approdare in Francia e a Chamonix, dove .

La competizione si è disputata con il supporto della Grivel e della Società guide di Cogne, i cui componenti hanno provveduto alla sicurezza dei concorrenti.

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