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La medicina di montagna si è data appuntamento nuovamente a Trento, il 25 aprile con il convegno “Momenti di medicina di montagna”.
La prima sessione del mattino è stata dedicata ai raggi UV. Ha introdotto i lavori una testimonianza registrata di Nives Meroi colpita lo scorso anno da una lesione tumorale alla pelle del volto. A moderare i relatori è stato chiamato Mario Cristofolini, dermatologo ed alpinista, che ha brevemente ricordato i tipi di tumore cutanei. Maurizio Norat, dermatologo di Aosta, ha relazionato su un’indagine tuttora in corso sui professionisti della montagna, guardie forestali, guide alpine e maestri di sci. In particolare in Valle d’Aosta è stato osservato nella popolazione generale un netto incremento  dei  tumori cutanei, superiore a quello osservato in altre regioni dell’arco alpino, affini alla Vallée per altitudine e irraggiamento solare: «Nella popolazione generale in Valle d’Aosta negli ultimi quattro anni i melanomi sono raddoppiati e i casi di basaliomi operati sono passati da 121 a  203». Finora sono stati visitati 259 soggetti, con età media di 34 anni e sono stati rilevati 6 basaliomi, 36 cheratosi attiniche e 5 nevi displasici.

Una adeguata protezione con creme solari con fattore di protezione alto o molto alto, ripetendo l’applicazione ogni 2-3 ore e dopo abbondante sudorazione, assieme a cappello a tese larghe e occhiali, sono le indicazioni date da Antonella Bergamo, dermatologa di Trento, perprevenire lesioni acute e tardive e invecchiamento della pelle. Da ricordare che i solari vanno usati anche con pelle abbronzata per proteggerla dai raggi UVA, il cui effetto è tardivo, a distanza di anni. Importante è soprattutto proteggere bambini e adolescenti (fino a 18 anni) per prevenire lesioni cutanee in età adulta o senile.

Cristina Smiderle, fisiatra di Bassano del Grappa, ha illustrato le fasi della marcia, ricordando quanto sia importante la scelta dello scarpone sia per piedi normali che soprattutto per quelli affetti da patologie. Suole troppo rigide fanno lavorare troppo il piede in supporto singolo e predispongono a tendiniti.

Leila Meroi a fine mattinata ha illustrato le finalità della sua ricerca, studiare le relazioni tra il comportamento degli alpinisti in alta quota e il substrato anatomico cerebrale (verificato con la risonanza magnetica funzionale). Il suo obiettivo è di trovare dei facili test cognitivo comportamentali che permettano di distinguere un quadro grave di mal di montagna acuto, da un iniziale edema cerebrale da alta quota da trattare immediatamente.

Il pomeriggio è stato interamente dedicato agli integratori alimentari che, secondo Michelangelo Giampietro, docente di scienza dell’alimentazione a Modena e Roma, sono spesso inutili e costosi e talvolta, ma raramente, anche dannosi. Gli integratori sono da usare quando effettivamente c’è bisogno di integrare l’alimentazione, perché carente (spedizioni e trekking in paesi extraeuropei e alta quota per esempio), ma sono inutili nella vita quotidiana. Durante le attività sportive abituali in montagna è importante assicurare adeguato apporto di liquidi e di carboidrati. Quando lo sforzo è intenso o superiore a 45 minuti, bisogna addizionare all’acqua piccole quantità di zucchero e piccolissime di sale da cucina (2 grammi per litro). Attenzione poi ai preparati a base di erbe: contengono sostanze farmacologiche attive non sempre innocue.

Il convegno è stato organizzato dalla Società Italiana di Medicina di Montagna in collaborazione con il Trento Film Festival, il supporto di Zamberlan e General Topics e il patrocinio dell’Ordine dei Medici della provincia di Trento.

Foto Trento Festival

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