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Dal 1909 ad oggi, le spedizioni italiane verso il K2 raccolte in un volume fotografico e non solo: “K2, le immagini più belle delle spedizioni italiane dal 1909 ad oggi” (Jacopo Merizzi, Andrea Micheli, Agostino Da Polenza, Fabiano Ventura): è questo il titolo. Fra una sezione fotografica e l’altra (le tappe della spedizione in Pakistan verso il Karakorum prima, nella valle del Baltoro poi, dunque al campo base e infine in cima) si trovano alcuni brevi testi che raccontano la spedizione. Uno di questi è scritto da Lorenzo Scandroglio, finalista al Premio Sympatex “Voci dal K2”. Eccolo:



Verso la cima del K2

Arrivo e vita a campo base



“Non una montagna qualsiasi ma “la” montagna, l’idea della montagna perfetta, così come il demiurgo deve averla pensata all’atto della creazione: la forma piramidale, i seracchi di ghiaccio e le pareti scure, verticali, la vetta che si infila nel cielo più alto e più blu. Quando arrivi ai piedi del Chogori (“La Grande Montagna”), credi di essere arrivato e non sei arrivato. Hai messo gli occhi in fondo ai baratri delle strade, visto migliaia di volti, viaggiato indietro nel tempo fino al fuoco dei bivacchi e alle capre sgozzate, guadato fiumi, attraversato distese infinite di sabbia, superato crepacci, risalito morene ghiaiose, ti sei svegliato nella neve e nel sole, nel gelo e nel sudore, eppure, quando arrivi ai piedi del K2 non sei ancora arrivato. Tutto deve ancora cominciare. Tutto deve ancora succedere. Quello che ti sei lasciato alle spalle è niente per te che devi cominciare a salire. La notte senti le viscere del ghiacciaio che si muovono, tonfi e scricchiolii immensi sotto le tende. E di giorno le parole scambiate, il caffé, il pranzo in compagnia, la doccia dalla bisaccia appesa al moschettone, i sonni strappati per mezz’ora al lavoro, il bucato nel catino grande come l’insalatiera, sanno di normalità impossibile. La montagna ti assorbe completamente, giorno dopo giorno, senza tregua, ti segue nel sacco a pelo, nel cesso, a tavola, e persino dentro, nei pensieri.



Un boato spezza il flusso regolare del tempo e la polvere bianca di una valanga si alza nel cielo.



Domani con la luna partirete per i campi alti e non c’è tecnologia, materiale, organizzazione che tengano: su una montagna come questa tornerete a lottare “a mani nude”, consapevoli della vostra vulnerabilità e di un passato tragico che fa di questa scalata la più rischiosa, di questa cima la più severa”.



(dal diario del K2 di Lorenzo Scandroglio)

(foto archivio Comitato Ev-K2-CNR)



Info:

infomountain@virgilio.it







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