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lo striscione ufficiale della Swiss Alpine Marathon 2003Come non rimanere meravigliati dinnanzi ad un uomo come il russo Gregory Murzin, capace di percorrere i 78 km ed i quasi 4700 metri di dislivello complessivi della maratona alpina di Davos in 5 ore e 54 minuti. E come non provare stima e ammirazione per l’italiana Monica Casiraghi, giunta per prima nello sport center di Davos, dopo quasi 7 ore di corsa.

Sono stati loro i protagonisti assoluti dell’edizione 2003 della “Crazy Peak Experience”, la corsa a piedi tra le Alpi grigionesi che ogni anno accende l’entusiasmo di migliaia di persone.

Una gara che pone gli atleti vicini alla propria soglia limite ma che consente a chiunque di partecipare, grazie ad un ampio ventaglio di percorsi, di diversa lunghezza e difficoltà. Così abbiamo voluto partecipare anche noi, senza pretese agonistiche di sorta. Per semplice spirito decoubertiano e per raccontarvi, in “presa” diretta, le sensazioni del corpo e della mente, sottoposti a fatiche inusuali.

atleta n 8027 taglia il traguardoCi siamo iscritti alla gara sulla distanza dei 30km. Oltre sarebbe stato difficile andare, considerati il periodo di allenamento alle spalle e l’abitudine alla corsa in altura.

Un colpo di pistola ha scandito la partenza del nostro plotone, una folla insonne – per tutti la sveglia è suonata intorno alle 5.00 – e internazionale che alle 8,00 del mattino, lentamente, si è messa in moto, sfilando attraverso il centro di Davos. Ed in questo iniziale avanzamento abbiamo visto pressoché di tutto: uomini trainati da cani, persone oltre i settanta, un gruppo di amatori dalla Svezia, piccoli e tarchiati emigrati dal passaporto svizzero, che forse, a questa fatica alpina, a ben pensarci, avrebbero preferito un bagno nelle limpide acque di Mondello. E poi uomini ipertecnologici con un assortimento di integratori e sali minerali tale da far salire anche una balena lungo gli erti sentieri del tracciato svizzero. Del caro e vecchio cioccolato, per la cronaca, neppure l’ombra!

Percorsi i primi km, stabilizzati respirazione e battito cardiaco, oltre 4500 partecipanti hanno cominciato ad attraversare campi e praterie della vallata, per poi dirigersi verso il primo gran premio della montagna, lungo una salita ardua e selettiva. Tutt’ intorno il meraviglioso paesaggio della media montagna, tra prati ben curati, chalet, fienili e pinete verde menta.

le gremite tribune dello sport center di DavosFinalmente l’inclinazione della strada si attenua sino a spianare ed il bip bip dei cardiofrequenzimetri, da parecchi minuti in allarme, viene sostiuito dal tradizionale suono di campanacci svizzeri, mossi da potenti braccia di uomini baffuti. Il sentiero sembra ora scomparire infilandosi in un ombreggiato e fresco bosco; una lunga e interminabile discesa si sviluppa dinnanzi a noi. E’ il momento di lasciar andare le gambe sperando che ginocchia e caviglie siano sufficientemente allenate per contrastare questo costante precipitare a valle. Dopo circa due ore di gara incrociamo il cartello dei 20 km. Brevi salite interrompono questo continuo degradare e la mente le affronta sempre più di malavoglia. I primi acciacchi e indolenzimenti affiorano, su corpi stanchi e provati. A sorprendere sono i volti dei maratoneti, sempre carichi di entusiasmo e ancora disposti a rispondere con un sorriso al tipico “op op op” dell’infaticabile tifoseria rossocrociata.

beneamati massaggiatoriLa nostra gara sta per volgere al termine. Dopo 30.800 metri tagliamo il traguardo posizionato nel piccolo paesino di Filisur, stremati e felici, nonostante le circa tre ore di pura fatica alpina. In molti proseguono, il loro traguardo dista ancora 48 km. Ad attenderli altre migliaia di metri di dislivello, e poi torrenti, nevai, pietraie e sentieri. Ci chiediamo come faranno ad affrontare una simile prova e il solo pensiero raddoppia la nostra sensazione di stanchezza. Forse l’anno prossimo oseremo tanto. Forse non oseremo mai.

Un trenino svizzero, rosso ed in perfetto orario, ci riporta a Davos. Nello stadio comunale il pubblico freme: sono attesi i primi concorrenti della K78, la corsa in montagna più lunga del mondo.

Pochi minuti prima delle 14.00 il russo Grigory Murzin taglia vittorioso il traguardo, accolto da una folla olimpica, incredula ed affascinata. Ad un’ora di distanza conclude la sua prova anche l’azzurra Monica Casiraghi, rispettando in pieno i favori del pronostico. Via via giungono tutti gli altri atleti, completando le classifiche nelle rispettive categorie.

Ancora una volta le Alpi hanno ospitato una grande manifestazione sportiva. Una corsa affollata ma silenziosa che, attraverso scenari mozzafiato, ha regalato emozioni e piccoli momenti di gloria: momenti unici, in perfetto stile alpino.



fotogallery Swiss Alpine Marathon 2003 Per le immagini di giornata, clicca qui



info e classifiche: official web site



testo di L.Lorenzini

fotografie di A.Severgnini








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