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Tra il 28 e 29 settembre scorso nella zona dello Sperone della Brenva, nel massiccio del Monte Bianco, si sono verificati alcuni crolli di materiale roccioso, visibili anche da fondo valle a causa della nube di polvere sollevata. Lo segnala la Fondazione Montagna Sicura nella sua newsletter. Le montagne si trasformano, franano, s’innalzano: terremoti, erosioni e crolli dimostrano più che mai che sia per fenomeni naturali sia per mano dell’uomo la crosta terrestre è in delicato equilibrio e soprattutto in continua trasformazione.

I geologi della Regione, con i tecnici di Fondazione Montagna sicura hanno effettuato un sopralluogo sul versante sud del Monte Bianco, in Val Veny, il 30 settembre, constatando un distacco di materiale, stimato tra i 15 mila e i 35 mila metri cubi, localizzato in prossimità del Col Moore. Il materiale franato, staccatosi forse per le forti escursioni termiche, si è fermato alla base della parete rocciosa senza espandersi sul ghiacciaio.

Ben diverso era stato l’effetto del crollo di una parte dello Sperone il 18 gennaio del 1997. La frana di roccia innescò una valanga nel sottostante bacino glaciale. Blocchi di ghiaccio e neve raggiunsero anche una pista da sci in Val Veny, travolsero due sciatori seppellendoli, piegarono i piloni dell’energia elettrica e numerosi alberi vennero divelti dalla forza devastante del soffio della valanga. Altre frane sempre nella zona erano state osservate in passato, come quella documentata con fotografie, che nel novembre 1920 si staccò dal Pilier d’Angle per cadere sempre sul ghiacciaio della Brenva, innescando anche qui una valanga che arrivò a lambire alcune case.

Dopo la calda estate del 2003, il ghiacciaio della Brenva, il quarto per estensione della Valle d’Aosta, si è diviso in tre tronconi, dei quali solo quello in alto, tra la vetta del Monte Bianco e i 2.400 m della Pierre à Moulin, è tuttora attivo; gli altri tronconi, non più alimentati, sono probabilmente destinati a morire. Quello più basso, in Val Veny è ricoperto da uno spesso strato di detriti.

La situazione attuale resta sotto controllo e sono in corso approfondimenti per valutare le possibili evoluzioni del fenomeno e gli eventuali interventi da effettuare. In particolare, nell’immediato, verranno effettuate alcune riprese fotografiche a supporto delle attività dei tecnici, ma la quantità di materiale crollato è relativamente poca e il fenomeno, seppure da tenere sotto controllo, non desta preoccupazione. Fondazione Montagna Sicura, quale ente strumentale della Regione Autonoma Valle d’Aosta, si pone a supporto dei soggetti delegati alla gestione del territorio, da un lato svolgendo attività osservative e di monitoraggio dei rischi presenti in alta quota, dall’altro curando una corretta divulgazione delle proprie attività di ricerca .

www.fondazionemontagnasicura.org/

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