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I pascoli alpini sono un patrimonio imprescindibile per il nostro territorio montano, in grado di coniugare le valenze ambientali e paesaggistiche alle pratiche d’alpeggio. Proprio per questo motivo essi permettono produzioni alimentari, in particolare quelle casearie, di alto livello, con qualità organolettiche uniche e non riproducibili.

Tuttavia negli ultimi decenni, quelli del cosiddetto “abbandono della montagna”, si è assistita ad una veloce contrazione di queste superfici e delle attività umane ad esse legate. La riscoperta e la valorizzazione delle peculiarità dei pascoli alpini rappresenta oggi una delle chiavi per tornare a parlare di montagna dell’uomo.

In quest’ottica, il Dipartimento Agro.Selvi.Ter dell’università di Torino, grazie all’aiuto della Regione Piemonte, ha avviato un progetto quinquennale di studio delle realtà pascolive piemontesi, al fine di descrivere, localizzare e valorizzare le differenti formazioni vegetazionali che le condizioni ambientali e le pratiche umane hanno determinato sulle Alpi occidentali.
I risultati di questa preziosa analisi sono stati pubblicati sul volume “I tipi pastorali delle Alpi piemontesi”, presentato mercoledì 27 febbraio presso il Centro Incontri della Regione Piemonte a Torino.

Il volume si presenta come lo strumento per arrivare ad una corretta pianificazione dell’uso delle risorse pastorali, ma anche come testimone del lavoro di secoli di pastori che hanno portato i loro animali sulle nostre montagne.

InfoLibro
I tipi pastorali delle Alpi piemontesi
Collana Oasi di Alberto Perdisa
Andrea Cavallero – P. Aceto, A. Gorlier. M. Lonati, G. Lombardi, B. Martinasso, C. Tagliatori
Gruppo Perdisa Editore

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