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Nessun entusiasmo aveva suscitato il franco-spagnolo 'Historia de la meva mort', un pretenzioso racconto esoterico degli ultimi giorni di Casanova. È senza alcun entusiasmo  é stato accolto in Piazza Grande l'annuncio del Pardo d'oro assegnato al film durante la lunga e noiosa cerimonia di premiazione nella serata conclusiva.

Unica nota vivace della serata, il fermo e piccato rifiuto della menzione speciale delle giuria da parte di Yves Yelsin, anziano regista di 'Le tableau noir', di cui abbiamo riferito qualche giorno fa. Citiamo l'episodio, che ha creato molto imbarazzo, sia perché riguarda il cinema di montagna, sia perché pone ancora un volta il problema del ruolo di Locarno. Yelsin, alla ricerca di finanziamenti per completare il montaggio del suo bel film sulla chiusura di una scuola pluriclasse nel cantone di Neuchatel, si aspettava il pardo d'argento (e i franchi svizzeri associati) che gli era stato annunciato  sabato mattina per telefono dall'organizzazione. Si é precipitato a Locarno e ha trovato una menzione speciale. Si è  molto arrabbiato e lo ha detto senza reticenze davanti alla piazza. Male ha fatto la giuria a non premiarlo, perché se lo avesse fatto avrebbe affermato il ruolo insostituibile che potrebbe avere Locarno, che non é quello di scimmiottare Cannes e Venezia, ma quello di promuovere film coraggiosi di impegno civile che non troverebbero spazio né nel festival-mercato di Cannes né nella irraggiungibile rassegna veneziana. Forse una riflessione complessiva su ruolo e obiettivi farebbe bene al Festival, spesso spinto nella marginalità dai suoi stessi sostenitori (la sindaco di Locarno ha detto ieri che per qualche giorno Locarno é stato al centro della Svizzera, il che, per un festival internazionale, non é esattamente un complimento).

C'é poco da dire sul film di chiusura. Un dignitoso documentario di Pascal Plisson che racconta il viaggio verso la scuola (Sur le chemin de l'ècole) di quattro ragazzi: l'argentino Carlos, la marocchina Zahira, il keniano Jackson e l'indiano Samuel. Hanno in comune la difficoltà nel raggiungere la scuola. Carlito deve muoversi tutte le mattine a cavallo su di un accidentato percorso in Patagonia; Zahira deve compiere un lunghissimo viaggio settimanale per raggiungere il collegio lungo un sassoso sentiero sull'altopiano dell'Atlante; Jackson deve  ogni giorno, correndo, attraversare  la savana tra mille insidie e infine Samuel, il più sfortunato, deve quotidianamente farsi spingere in mezzo alla sabbia del golfo del Bengala sulla sua sgangherata sedia a rotelle sulla quale é condannato dalla sua grave disabilità. In tutti i casi la famiglia, le sorelle, i fratelli  e gli amici sono compagni e supporti nei difficili viaggi.

Un bel racconto, semplice ed efficace, accompagnato da una bella colonna sonora e da una accurata fotografia. Ci racconta della scuola vissuta come strumento di riscatto, ascensore sociale, liberazione dalla miseria e veicolo di promozione dell'intera comunità. E ancora una volta le montagne da sfondo, nel caso della Patagonia e dell'Atlante. Scuola e montagna, per il nostro modesto osservatorio, protagoniste di questa 66ma edizione di Locarno.

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