Select Page

Del Viagra si è parlato molto in questi ultimi anni ed è noto a tutti il suo uso nei disturbi dell’erezione maschile. Il meccanismo d’azione è quello di provocare dilatazione delle arterie e maggior afflusso di sangue.

Ma cosa c’entra questo con la montagna e l’alta quota?

Due medici di Innsbruck, Kleinsasser e Loeckinger, hanno pubblicato su “Med Hypotheses” di agosto 2002 un’altra ipotesi d’impiego del farmaco.

L’edema polmonare da alta quota è un’affezione che colpisce soggetti predisposti dopo 24-48 ore di permanenza a quote superiori a 2500 metri. L’esatto meccanismo d’azione non è ancora completamente conosciuto e sono state fatte varie ipotesi. Si conosce però la caratteristica comune dei soggetti affetti da edema polmonare da alta quota: l’aumento, a grandi altezze, della pressione nell’arteria polmonare in modo significativamente maggiore che nei soggetti non predisposti a tale patologia, a quote analoghe. Nel trattamento dell’edema polmonare da alta quota si sono dimostrati efficaci, oltre alla somministrazione di ossigeno, anche l’inalazione di monossido d’azoto, che è un potente vasodilatatore dell’arteria polmonare, e l’uso orale di nifedipina, un vasodilatatore usato anche nell’ipertensione arteriosa e nell’angina pectoris. Questo è l’unico farmaco che sia stato ampiamente sperimentato e che sia approvato per il trattamento dell’edema polmonare da alta quota. I ricercatori di Innsbruck hanno però pensato a un altro farmaco vasodilatatore, valutando la possibile azione benefica sulla pressione arteriosa polmonare del principio attivo del Viagra, il sildenafil, suggerendone quindi un nuovo impiego terapeutico.

Che sia veramente efficace è tutto da dimostrare e non mancano certo i ricercatori interessati a sperimentarlo, pronti a valutare anche sulle Alpi, benefici ed eventuali effetti collaterali. Quali potrebbero essere questi ultimi? La cefalea per esempio. Vasodilatazione e aumento del flusso cerebrale non sono ancora stati dimostrati con il Viagra a basse quote, ma in altitudine la situazione potrebbe cambiare e in alcuni casi è stata osservata cefalea anche senza cambiamenti della circolazione cerebrale. Poiché la cefalea affligge almeno il 50% delle persone che si recano rapidamente in quota, come dimostrato da indagini condotte una dozzina di anni or sono alla Capanna Regina Margherita, se il Viagra ne aumentasse l’incidenza o l’intensità potrebbe non essere gradito. Altri possibili effetti collaterali da indagare li lasciamo alla fantasia degli studiosi, che forse potranno giustificare nei rifugi d’alta quota questionari con domande inerenti la sessualità degli alpinisti dai 2500 metri in su e, finalmente, saperne di più anche su questo punto, rimasto finora così…oscuro.





Share This