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Nel Basso Comelico, con sempre maggiore insistenza, emerge tra la gente la voglia del Comune unico. Se non di tutto il comprensorio fra il Padola e il Piave, almeno fra San Pietro, Santo Stefano e San Nicolò. L’idea, non è certo nuova in questa valle. E’ stata recentemente ripresentata con forza dai primi cittadini di San Pietro e Santo Stefano e da esponenti politici della zona, sulla scia della tendenza nazionale di proporre l’unificazione dei Comuni con pochi abitanti, come quelli che esistono in Comelico e come spesso accade nelle realtà alpine.



Una febbre da unione, tanto che qualcuno, scherzosamente, già ipotizza il nome del nuovo Ente pubblico: “Tre Santi”. Battute a parte, l’indicazione che arriva dalla base, cioè dalla gente qualsiasi, che non siede sugli scranni del potere politico-amministrativo della zona, di chi ogni giorno si trova a far quadrare i conti anche delle tasse, che devono necessariamente salire se si vuol mantenere un apparato municipale, di fronte ai continui tagli da Roma, è chiara.



A questo punto, la carta da giocare è il Comune unico e in molti scommettono che se si dovesse andare al referendum oggi o fra una settimana l’esito sarebbe scontato e ben diverso da quello che, tempo fa, bloccò l’unificazione per esempio nella conca dell’Alpago, dall’altra parte della provincia.



In un’inchiesta portata avanti su un piccolo campione di persone incontrate casualmente per strada, in piazza, nei negozi o nei bar, da Presenaio a Santo Stefano da un giornalista de “Il Gazzettino” – a parte un’unica eccezione – si è ‘registrato’ un coro unanime di consensi all’idea di unificazione.



Il concerto ad una voce, che attraversa tutte le fasce sociali, anagrafiche, di reddito e professionali, preferirebbe che l’unificazione avvenisse tramite un referendum, ma se ciò non fosse possibile allora ben venga anche da Roma, portandosi appresso gli auspicati finanziamenti e, soprattutto, senza alcuna contropartita se non quella di far rifiorire la zona. Si sottolinea sopratutto come, con i servizi telematici odierni, un Comune unico sarebbe in grado di offrire servizi migliori, tagliando le spese e contando di più anche all’esterno.



C’è anche chi ha motivato il suo diniego, avanzando una serie di dubbi, domande e paragoni: “Non vedo l’utilità“; “E poi chi sarebbe avvantaggiato? Solo il Comune di Santo Stefano. E i nostri dipendenti dove andrebbero a lavorare? Sta alla gente mettere le persone al posto giusto, perché per far funzionare il Comelico è questione di teste.



La soluzione, pertanto, non può essere ricercata nell’unificazione, che rappresenterebbe un disagio per le distanze che dividono un paese dall’altro e implicherebbe maggiori problemi. Se i servizi sono a portata di mano, invece, tutto è più facile”.







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