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Dalla Valle d'Aosta alla volta del Kanchenjunga, questo il viaggio alpinistico che Marco Camandona, l’inarrestabile guida alpina, testimonial Millet, affronterà nel corso dei prossimi mesi.

Sino al 1849 il Kanchenjunga era ritenuta la vetta più elevata del pianeta, finché i rilevamenti britannici appurarono che Everest e K2 erano superiori. È il primo ottomila ad est dell’Himalaya ed è situato al confine tra Nepal e lo stato indiano del Sikkin, è il più orientale degli ottomila. È costituito da 5 vette, quattro delle quali superano gli ottomila metri. In tibetano il significato del nome è “cinque forzieri di grande neve”, dovuto molto probabilmente ai 5 picchi che compongono il massiccio.

Gli alpinisti affronteranno la difficile ed impegnativa via della parete sud-ovest, senza l’ausilio dell’ossigeno e nel pieno rispetto di quell’alpinismo più puro, in stile alpino.

Il progetto alpinistico prevede tre campi d’alta quota di cui l’ultimo a 7700 mt. necessario per l’attacco finale alla vetta. Si parte a inizio aprile e dopo 10 giorni di trekking si raggiungerà il campo base; saranno necessari almeno altri 40 giorni, tra acclimatamento e salita.

I componenti della spedizione sono: Abele Blanc, Marco Camandona, François Cazzanelli, Emrik Favreri. Un gruppo composto quindi da uomini con grande esperienza d’alta quota e ragazzi con grandi capacità tecniche e con straordinaria volontà. Dall'unione di questi elementi è scaturita l'idea di un progetto alpinistico ambizioso, frutto anche di una ormai collaudata sinergia tra Sezione Militare di Alta Montagna del Centro Sportivo Esercito di Courmayeur e le Guide Alpine Valdostane.

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