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Lo scorso sabato 9 maggio a Trento si è svolto il convegno “Grave incidente in quota, come affrontarlo”, organizzato dalla Società italiana di medicina di montagna e dalla commissione centrale medica del Club alpino italiano. Il convegno è stato seguito con interesse da un folto pubblico di alpinisti, medici e soccorritori.

Il convegno si è aperto con il drammatico racconto di Sergio Valentini, alpinista di Canezei, tra i tre scampati alla tragedia che il 26 dicembre 2009 aveva visto morire sotto una valanga in alta Val di Fassa quattro guide alpine, impegnate come lui a soccorrere due alpinisti a loro volta morti sotto una valanga. Valentini ha raccontato le sue emozioni, i suoi pensieri immediati “Che cavolo di fine sto facendo dopo tutte le montagne che ho scalato…” il tentativo di rilassarsi ascoltando le voci di chi stava arrivando a soccorrerlo e poi l’intorpidimento provocato dall’ipotermia. Valentini ha introdotto molto bene il tema del disturbo da stress post traumatico che lo ha colpito dopo il seppellimento e dopo la perdita dei quattro compagni di soccorso.

Nel pomeriggio, anche Silvio Mondinelli,ha riferito della sua esperienza al Manaslu, dove una valanga lo ha travolto di notte per risputarlo duecento o trecento metri più in basso “in mutande” e basta. Nonostante la perdita di un cliente e caro amico, la reazione di Mondinelli è stata di tipo diverso, più fatalista, con una elaborazione della realtà molto rapida.

Lo psichiatra romano Paolo Di Benedetto ha dato alcune indicazioni su come affrontare lo stress psicologico a tre livelli: nei parenti delle vittime, nei sopravvissuti e nei soccorritori. L’intervento degli psicologi è un’azione che rientra nelle emergenze, ma non sempre è disponibile come in Valle d’Aosta, dove un’equipe di psicologi è a disposizione del pronto soccorso e del soccorso alpino. L’intervento psicologico è necessario subito per gestire i vissuti emotivi, tornando sul luogo dell’incidente il prima possibile, e deve essere continuato anche fino a tre anni dall’incidente.

Il giudice Carlo Ancona, consigliere del Film festival di Trento, ha sottolineato la novità della legge Balduzzi dell’8 novembre 2012, sulla responsabilità penale del medico. Anche in caso di emergenza se il medico si attiene a “linee guida e buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica” non risponde penalmente per colpa lieve, ferma restando la responsabilità civile.

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