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Nei paesi sviluppati, Italia compresa, l’obesità è in aumento. Negli stessi paesi è sempre più facile raggiungere quote elevate rapidamente, con mezzi meccanici di risalita, per praticare alpinismo e sci. L’ascensione rapida e il soggiorno per almeno 24 ore a quote superiori a 2500 m possono causare l’insorgenza di mal di montagna acuto (AMS). Un recente studio pubblicato su “Annals of Internal Medicine” (Ann Intern Med 2003; 139: 253-257), indaga la possibile associazione tra obesità e mal di montagna acuto. A tal fine 9 uomini obesi (indice di massa corporea superiore a 30) e 10 non obesi (indice di massa corporea inferiore a 25) sono stati studiati per 24 ore in una camera di decompressione, a una altitudine simulata di 3658 m.

Gli obesi avevano sintomi di AMS più spesso dei non obesi (7 obesi contro 4 non obesi). I sintomi più frequenti erano la cefalea (89%) e il sonno disturbato (75%). Inoltre gli obesi avevano una saturazione ossiemoglobinica (percentuale di emoglobina legata all’ossigeno) notturna più bassa dei non obesi. Questo reperto suggerisce che una respirazione notturna inadeguata può essere il meccanismo per l’aumento di incidenza di AMS negli obesi. Anche se i risultati devono essere presi con cautela perché il numero dei soggetti studiati è piccolo e l’altitudine è simulata, senza esercizio fisico, bisogna considerare un possibile aumento di rischio di AMS per gli obesi.







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