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“Erich Abram – Un alpinista bolzanino, ein Bozner Bergsteiger”. È questo il titolo del volume curato dal bolzanino Augusto Golin – già direttore organizzativo del Filmfestival Internazionale Montagna Esplorazione Avventura “Città di Trento” – e dedicato all’alpinista altoatesino Erich Abram. Pubblicato dall’Assessorato alla Cultura e allo Spettacolo del Comune di Bolzano, in occasione del cinquantenario della prima salita al K2, è stato recentemente presentato al pubblico presso la Fiera di Bolzano, alla presenza dello stesso Abram e di Reinhold Messner. Contiene testi di Augusto Golin, Luis Vonmetz, Peter Seebacher e Roberto Mantovani. Il repertorio dell’attività alpinistica di Erich Abram è stato curato da Hannsjörg Hager. La pubblicazione riporta anche il testo di una lettera personale di Walter Bonatti, spedita ad Abram in occasione della sua nomina a socio onorario del Filmfestival della Montagna di Trento.





Come tutte le attività umane, anche l’alpinismo è spesso vittima delle mode. E così, nelle storie ufficiali di questa strana disciplina sportiva si finisce col parlare a lungo di certi personaggi, mitizzandoli e santificandoli, mentre altri, ugualmente meritevoli di essere considerati, vengono a mala pena citati o addirittura ignorati. A volte però qualcuno prende coraggio, tenta di oltrepassare il muro del silenzio, raccoglie pazientemente notizie, testimonianze dirette e vecchie fotografie, e poi decide di raccontare le vicende di qualche grande alpinista, di cui poco si sa. In Alto Adige questo è accaduto più volte negli ultimi anni, ad esempio con la pubblicazione dei volumi biografici su Heini Holzer e Lutz Chicken. Ma, in entrambi i casi, si trattava di libri editi soltanto in lingua tedesca e, dunque, non particolarmente appetibili per il pubblico italiano. A colmare tale lacuna ha pensato il bolzanino Augusto Golin, ideando e curando l’edizione bilingue della biografia di Erich Abram.



Altoatesino, classe 1922, Abram è stato uno dei più preparati e tenaci arrampicatori dolomitici a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta. Nato a Vipiteno, ma presto trasferitosi a Bolzano, iniziò ad arrampicare in un’epoca in cui gli scalatori bolzanini, al termine di una dura settimana di lavoro, partivano in bicicletta al sabato pomeriggio, risalendo coi loro enormi zaini le ripide e tortuose strade sterrate che conducevano ai piedi delle montagne di casa, prime fra tutte il Catinaccio e lo Sciliar. Nel giro di pochissimi anni Erich diventò uno dei più quotati alpinisti a livello internazionale, tanto da essere chiamato a partecipare – unico sudtirolese – alla spedizione italiana al K2 del 1954.



E fu proprio l’altoatesino a dare un contributo fondamentale al successo italiano, sia per la sua preparazione alpinistica, sia per le sue competenze professionali. Abram, infatti, lavorava come tecnico frigorista, esperto nelle tecniche di conservazione degli alimenti, ed era dunque in possesso di notevoli competenze nel campo delle tecnologie del freddo e dell’ossigeno. Fu per questa sua conoscenza dei sistemi di erogazione e miscelazione del gas alle basse temperature che, durante la spedizione, gli venne affidata la responsabilità delle delicate bombole dell’ossigeno, fondamentali per la conquista della seconda vetta della Terra.



Quella raccontata da Golin e dai suoi collaboratori – il presidente dell’Alpenverein Südtirol Luis Vonmetz, il giornalista della rivista FF Peter Seebacher e gli storici dell’alpinismo Roberto Mantovani e Hannsjörg Hager – non è però soltanto la storia di un alpinista, ma la vita di un uomo curioso, intraprendente, ottimista e assai generoso.



Abram, per esempio, appassionato aviatore, oltre ad aver avuto successo come alpinista e come imprenditore, è stato uno dei pionieri del soccorso aereo in montagna, dapprima con il suo Piper ultraleggero e poi con l’elicottero, contribuendo così a salvare innumerevoli vite di alpinisti.



Un’esistenza assai movimentata e varia la sua, segnata dal fascismo, dalle Opzioni, dalla guerra, dalla lunga prigionia in Russia, da moltissime avventure alpinistiche e da lunghi viaggi in qualità di esperto di servizi aerei antincendio e antigrandine.

Una storia, insomma, che davvero valeva la pena di essere raccontata.







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