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Lunedì 29 ottobre si sono chiuse le urne a Cortina e in alcuni comuni limitrofi dell'ampezzano. Oltre il 70% degli aventi diritto al voto si è espresso in merito alla proposta di passare dal Veneto al Trentino Alto Adige.
Netta la vittoria dei sì che con 3.847 voti (contro i 989 no) confermano la volontà di voler appartenere alla regione Trentino Alto Adige, prima di tutto per riunificare il mondo ladino e in secondo luogo per ragioni di natura economica e fiscale.

L'iniziativa referendaria dell'ampezzano è un chiaro segnale di  malessere di una comunità alpina cui, evidentemente, non bastano i riflettori della ribalta che si accendono e spengono per poche settimane l'anno, grazie alla presenza di politici, vip e altre personalità che  trascorrono in questa conca immacolata un periodo di vacanza.

Cortina e i paesi vicini necessitano di politiche di sviluppo, di progetti sostenibili per creare benessere per le popolazioni locali in sintonia con l'ecosistema dolomitico (e non per i turisti che qui, talvolta, posseggono la seconda o la terza casa). Insomma, più che divisione e separatismo, in questo caso occorre unione e cooperazione, a livello comunale e interregionale. E proprio l'appartenenza ladina può sostenere un processo di avvicinamento e unificazione, anche tra confini amministrativi regionali differenti. Altrimenti viene spontaneo chiedersi dove finisca lo spirito di unificazione europea: si ferma forse sui crinali alpini?

Gli esiti del voto aprono ora la strada ad un lungo iter burocratico dall'esito tuttaltro che scontato. Certo il caso di Cortina induce una riflessione: in un'Europa che cerca una propria identità e che lavora per la coesione, piccole comunità vivono stati di deprivazione, percepiscono differenze e tentano di moficare la loro appartenenza a livello regionale.

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