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Negli Stati Uniti è stata già definita la “bevanda dei campioni” e da qualche anno nutrizionisti e fisiologi hanno preso in considerazione l’uso di supplementi di succo di barbabietola rossa negli sport di resistenza e ancor più di recente nella corsa in alta quota.

In un editoriale comparso di recente sull’autorevole Journal of Applied Phisiology (JAP 115:31-312, 2013), la nutrizionista australiana Louise Burke, parafrasando l’amletico dubbio, si pone un altro dilemma: barbabietola o non barbabietola (in inglese il titolo suona “to beet or not to beet”)? Il suo iniziale dichiarato scetticismo ha lasciato posto alla sorpresa che il succo di barbabietola rossa sembra proprio funzionare. In uno studio inglese dell’Università di Exeter, il consumo per sei giorni di mezzo litro al giorno di succo di barbabietola rossa  riduce il consumo di ossigeno nella camminata (meno 12 %) e nella corsa ad intensità da moderata ad alta (meno 7%), ma soprattutto aumenta la resistenza nella corsa ad alta intensità ben del 15%, cioè migliora la performance.

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Gli studi su questo nuovo e a quanto pare potente “additivo” si sono moltiplicati e anche se gli effetti sembrano più evidenti in sportivi amatoriali, seppure allenati, che in atleti di élite o molto allenati, si va avanti con ricerche sui benefici specifici per tipi diversi di sport. Alcuni studi, riferiti a pochi soggetti, dimostrano che l’aggiunta di succo di barbabietola nella dieta migliora l’ossigenazione dei muscoli anche in alta quota, ma non migliora l’ossigenazione del cervello e non previene il mal di montagna acuto.

Cosa contiene dunque il succo di barbabietola rossa per avere tali miracolosi effetti? E’ ricco di nitrati
(lo è ancor di più quello non biologico, da campi concimati con fertilizzanti chimici a base appunto di nitrati) oltre che di antiossidanti, vitamine e altre sostanze. L’effetto sulla performance sarebbe però dovuto proprio ai nitrati, che già in bocca vengono trasformati in nitriti dai batteri lì presenti (meglio non usare troppo colluttorio e masticare chewing gum, altrimenti il numero dei batteri diminuisce e così il loro lavoro). I nitriti in parte nello stomaco in parte nei tessuti periferici sono ridotti a ossido nitrico, la molecola che gioca un ruolo in numerose funzioni fisiologiche, tra le quali la regolazione del flusso sanguigno e la contrazione dei  muscoli. Per altro anche altri vegetali, come gli spinaci (Braccio di ferro insegna) e i cavoli, i cereali integrali e l’allenamento aumentano i livelli di ossido nitrico.

Ma poiché ogni medaglia ha il suo rovescio non si pensi di aver trovato l’elisir dei campioni. Sono ancora molti gli interrogativi cui rispondere: per esempio qual è la minima dose efficace? Sembra che con assunzioni al di sopra dei 140 ml al giorno non aumentino i benefici ( e meno male perché bere mezzo litro di succo di barbabietola rossa non è facile, dato il gusto non dei più palatabili). Quali sono gli effetti a lungo termine nelle persone normali e negli atleti e come influisce sul condizionamento muscolare indotto dall’allenamento? Quali potrebbero essere gli effetti della sospensione di questi supplementi? E altri ancora, oltre a quesiti di ordine più squisitamente fisiologico. Anche Luoise Burke conclude il suo editoriale con l’asserzione che c’è ancora molto da capire e che per il momento il consiglio è mangiare più verdura, magari con il miraggio di correre più veloci.

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