Select Page

Dal 1987 nelle Alpi sono stati rilasciati 137 giovani esemplari allevati in cattività. Il progetto – finanziato tra gli altri dal WWF- ha permesso di seguire i movimenti dei gipeti anche in Italia. Il gipeto ha per tradizione una pessima reputazione, dipinto da sempre come il cattivo dei pascoli alpini, considerato un predatore feroce e spesso accusato di scendere in picchiata dal cielo per afferrare agnelli al pascolo o addirittura i bambini che si comportavano male o si allontanavano troppo da casa. Ancora oggi in Svizzera viene chiamato con il suo nome tradizionale, lammergeier, ossia “l’avvoltoio degli agnelli”: non sorprende dunque che contadini e pastori non abbiano mai avuto molta tolleranza nei suoi confronti e abbiano cercato di abbatterlo ogni volta che se ne presentava l’occasione. Il che succedeva spesso. Alla fine del XIX secolo, il gipeto (Gypaetus barbatus) venne praticamente sterminato nelle Alpi. L’ultimo individuo è stato ucciso nel 1913 in Valle d’Aosta.



A quasi cento anni da quell’abbattimento, le cose sono cambiate e il gipeto sta tornando a volare.

“Ci sono voluti molti anni, ma l’immagine del gipeto è sicuramente migliorata”, dice il dottor Heinrich Haller, direttore del Parco Nazionale Svizzero, dove la reintroduzione di giovani gipeti è ormai diventata un rito annuale. “Per quel che possiamo rilevare noi, i gipeti non creano nessun danno al parco e sono una specie ideale per la reintroduzione.”



Folio e Natura sono entrambe femmine. A poco più di cento giorni di età, per loro è giunto il momento di allontanarsi dai genitori e affrontare il mondo da soli, magari con l’aiuto di coloro che lavorano per il recupero di questa specie minacciata.

I due giovani gipeti, di circa sei chili e con un’apertura alare di 2,6 metri, rientrano nell’ambito di un progetto di reintroduzione iniziato più di venticinque anni fa e che continua tuttora. Diretto dalla Fondazione per la Conservazione del Gipeto (FCG) e sostenuto anche dal WWF, che ne è stato parte integrante dall’inizio, il progetto prevede il rilascio di alcuni giovani esemplari di gipeto ogni anno a partire da una serie di centri di allevamento e zoo in tutta Europa e il loro susseguente monitoraggio.



Secondo Daniel Hegglin, un biologo che lavora per la Fondazione Svizzera Gipeto, dal 1987 nelle Alpi sono stati rilasciati 137 giovani esemplari allevati in cattività. Dal 1991 ne sono stati liberati 24 nella sola valle di Stabelchod, nel Parco Nazionale Svizzero.

Ogni anno 7 o 8 giovani gipeti vengono rilasciati in quattro siti alpini – oltre al Parco Nazionale Svizzero, anche in riserve naturali in Italia, Francia e Austria – tutti situati ad una distanza di 200-300 km l’uno dall’altro. “I gipeti non tengono in grande considerazione le frontiere politiche”, aggiunge Hegglin. “Il fatto che siano rilasciati in un paese non significa che rimarranno lì. Volano ovunque pensano di poter trovare cibo.”

fonte: Mark Schulman (direttore editoriale al WWF internazionale a Ginevra) nella traduzione di Sergio Savoia.

Testo completo



La fotogallery







Share This