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La rarefazione della presenza antropica in montagna degli ultimi decenni, oggi fa sì che forme di economia che in passato erano state 'compresse' possano tornare ad avere spazio. La capra è stata perseguitata in una fase storica in cui il legname era la principale fonte di energia e gli abitanti della montagna si erano spinti a coltivare ogni fazzoletto di terra, a trasformare a pascolo quanto più bosco possibile.
Alle capre erano concessi magri pascoli coperti di spine ed erano 'sorvegliate speciali' sotto l'occhio dei pastori. Oggi invece il ruolo dell'allevamento caprino nel far rivivere la montagna è una realtà su tutte le Alpi.

A San Damiano Macra, in borgata Lo Puy sta nascendo un’esperienza di rivitalizzazione della montagna, non solo però tramite l’allevamento. Da qui l'idea di un “Centro della capra”, cioè una struttura che vuole porsi come riferimento per i neo allevatori, con funzione di Scuola di pastoralismo con corsi pratici e tirocini, affrontando così le tematiche del pascolo, delle tecniche di allevamento, della caseificazione. E' un modo di colmare una grave lacuna perché tutti i paesi alpini hanno 'scuole di pastori' tranne l'Italia. In più il Centro si pone anche come centro culturale e politico-culturale, punto di riferimento per gli allevatori dove elaborare collettivamente istanze, proposte, proteste, sollecitazioni nei confronti delle amministrazioni che – nel bene e nel male – condizionano la vita l'attività dei piccoli allevamenti, dei piccoli caseifici.

Aspetto qualificante del progetto il recupero di un edificio di pregio architettonico posto nel cuore della borgata. Se tutto andrà bene questa testimonianza del passato sarà fatta rivivere; verranno realizzati locali per le attività didattiche e di documentazione e i partecipanti alle attività del Centro potranno avere a disposizione una foresteria.

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