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“Dove vai Pastore?” è il titolo del secondo libro di Marzia Verona dedicato al mondo degli allevatori. E’ dalla voce della stessa autrice che ci facciamo raccontare come è nata questa pubblicazione.

Nasce dalla mia curiosità per il “pascolo vagante”, una definizione che evoca in me uno sconfinato senso di libertà. L’uomo ed i suoi animali, senza fissa dimora, che si spostano continuamente alla ricerca dell’erba… Ho seguito i pastori in alpeggio, in transumanza lungo le valli, nelle fredde giornate d’inverno in pianura tra le risaie o sulle colline del Monferrato. È stato un lavoro di due anni, ho raccolto il “ritratto” di 20 greggi e dei loro conduttori.

I primi capitoli contengono notizie storiche sulla pastorizia (soprattutto in Piemonte), tecniche (il ruolo del pascolamento ovino nella gestione del territorio, soprattutto nelle cosiddette aree marginali) e giuridiche (cos’è il pascolo vagante, quali sono le leggi che regolano la transumanza, l’alpeggio, ecc…). Seguono poi le “interviste”, anche se più che altro si tratta del racconto delle giornate trascorse con loro. Sono i pastori che parlano, io aggiungo le mie impressioni di osservatore esterno, che vede ciò che il pastore non gli racconterebbe, perché per lui scontato e naturale.
Aneddoti, chiacchierate infinite, perché i pastori sono grandi narratori. Dopo pochi minuti, si annullava la differenza di età tra me ed i miei interlocutori (quando c’era, perché talvolta sono miei coetanei o ragazzi più giovani di me), si instaurava subito un legame profondo. Da parte loro c’era l’orgoglio e la gioia perché qualcuno si interessava al loro mondo, così scarso di vere soddisfazioni se non quella di veder crescere gli animali forti e robusti. La grande passione che brilla nei loro occhi e risuona nella loro voce… è stato quello che mi ha affascinata. Soprattutto quando ho capito che il senso di libertà era soltanto un’idea romantica esistente nella mia testa. Perché il pastore è schiavo, 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno. Schiavo delle stagioni, schiavo dei suoi animali… ma (soprattutto oggi) anche oppresso da leggi, divieti, imposizioni, assurdi pregiudizi.

Come fanno ad esistere ancora i pastori vaganti oggi, nel XIX secolo? La domanda del titolo ha un duplice significato: da una parte proprio il senso materiale dell’interrogativo. Chi vede passare un gregge di 1000, 2000 animali se lo chiede: dove stanno andando? Il secondo significato è rivolto al futuro: qual è il futuro? C’è un futuro?
Ambedue le domande non hanno risposta: il pastore non dirà mai dove và. Non lo sa, non lo decide fino all’ultimo momento, non può mai prevedere il futuro, così ricco di imprevisti di ogni tipo. Se si dice qual è la propria meta, un altro pastore potrà precederci per rubarci l’erba, oppure interverranno le forze dell’ordine per farci cambiare meta. Purtroppo si è sempre sul filo dell’illegalità. Nomadi, quindi malvisti da tutti.
Io una risposta non sono riuscita a darla. Solo continuando a camminare con i pastori potrò dire qualcosa in più, nei prossimi anni. D’altra parte, 30 anni fa in “Fame d’erba” i pastori dicevano che non c’era futuro. Adesso, a 30 anni di distanza, il figlio di uno di quei pastori mi ripete le stesse parole.
Mi sono lasciata prendere dalla passione! D’altra parte mi avevano avvisata: a stare con loro, avrei preso anch’io la “maladia”, la malattia delle pecore, la passione per questo mondo. E così è stato…”

Info libro
“Dove vai pastore?”
Marzia Verona – Priuli&Verlucca

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