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Lo statunitense Tom Holzel, che da 30 anni con apparecchiature avanzate esplora metro per metro l’Everest alla lente d’ingrandimento come fosse Marte, è convinto di aver individuato il corpo congelato di Andrew Irvine, elemento chiave per risolvere una volta per sempre il Mistero della conquista del tetto del mondo. Lo riporta tra gli altri anche Scientic American, una delle più antiche e prestigiose riviste di divulgazione scientifica.

Gli storici da sempre sostengono infatti che in occasione del tentativo di scalare il gigante degli Ottomila nel 1924 l’alpinista inglese avesse con sè la celebre Kodak.

L’unica testimone in grado di dirci se insieme al compagno di cordata George Mallory, prima di perdere la vita nella discesa, Irvine sia davvero salito in cima all’Everest con quasi 30 anni d’anticipo rispetto a Sir Edmund Hillary e allo sherpa Tenzing, ai quali i libri di storia riconoscono la prima ascesa.

Considerato il materiale con il quale si producevano le pellicole dell’epoca, secondo gli esperti, le immagini non sarebbero state intaccate dai raggi del sole. Anzi il grande freddo ne avrebbe favorito la conservazione.

Holzel, fondamentale per il ritrovamento dei resti di Mallory nel 1999, grazie agli studi fatti con il sofisticato microscopio trinocular è convinto di aver individuato anche Irvine sulla cosiddetta Fascia Gialla, a 8400 metri sulla Parete Nord, vicino alla zona in cui è stata recuperata nel 1933 la piccozza di quella celebre avventura.

Adesso bisogna trovare i finanziamenti (150mila euro) e alpinisti esperti in grado di risolvere già in primavera un enigma alto 8.850 metri.

Foto – Everest nord: foto scattata da Edmond Joyeusaz dal monastero di Rongbuk. Spigolo sinistro via normale Tibetana. Il canale di sx è il Great Couloir o Norton sceso da M.Siffredi in snowboard; quello più a destra è l'Horbein.

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