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Pieno successo della spedizione al Fitz Roy del Centro Addestramento Alpino. Alle 16 di domenica scorsa 11 dicembre è giunta in vetta la prima cordata, composta dal Mar.Ca Alex Busca, dal Mar. Ca. Paolo Bruzzi e dal Mar. Ca. Vittorio Pallabazzer. A distanza di qualche ora seguiva la seconda cordata formata dal 1° Mar. Ettore Taufer, dal 1° Mar. Giovanni Amort e dal Mar. Ca. Ewald Beikircher.



All’inizio la spedizione aveva incontrato qualche difficoltà per lo sciopero delle Aerolinas Argentinas che aveva costretto il gruppo a un faticoso viaggio in autobus fino a El Calafate, normalmente raggiunta in aereo. Ma poi la fortuna è stata al loro fianco. Il 9 dicembre i sette erano al campo base. Il capo spedizione, maggiore Remo Armano, viste le buone condizioni meteorologiche e della parete, così difficili da trovare in Patagonia, ha deciso di forzare le tappe.



Il giorno dopo i militari del Centro Addestramento Alpino hanno raggiunto il Paso superior, un colle che mette in comunicazione il ghiacciaio del Rio Blanco, dove si trova il campo base, con l’anfiteatro glaciale del versante est del Fitz Roy. Superata la Brecha de los Italianos, così chiamata perché raggiunta dalla spedizione di Aldo Bonacossa nel 1936, si sono portati alla base della parete di splendido granito del Fitz Roy. La via franco – argentina si snoda sullo sperone sud, in parte lungo la via dei primi salitori, Lionel Terray e Guido Magnone che la percorsero nel 1952, per poi seguire la variante tracciata dagli argentini Alberto Benghinger, Marcos Couch e Pedro Friedrich nel 1984. Si tratta di 550 metri classificati TD, che sono stati superati velocemente dalle due cordate, la prima delle quali alla sera si trovava già a riposare al campo del Paso Superior, dopo un’altrettanto rapida discesa in corda doppia.



Sembra però che l’avventura patagonica della spedizione militare italiana non sia finita: dopo qualche giorno di riposo a El Chalten, gli alpinisti saliranno nuovamente al campo del Paso Superior, sia per recuperare materiali, sia per portare provviste, perché se il tempo tiene, dal cappello alpino usciranno sorprese. Il colle infatti è un punto chiave per raggiungere altre cime, quali l’Aiguille Guillaumet e l’Aiguille Poincenot, su cui si trova una bella via aperta da Michel Piola e Conrad Anker nel 1989…

Oriana Pecchio







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