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Non solo nel Klondike, in Canada, ci fu la corsa all’oro; anche le montagne valdostane ebbero speranzosi cercatori che caparbiamente si votarono ad una vita di sacrifici inseguendo il sogno della ricchezza.
La storia dell’ultimo cercatore d’oro in Valle d’Aosta rivivrà in una docu-fiction di prossima produzione. “Hurzeler, le dernier chercheur d’or” è il titolo del video che, alternando la formula del documentario a quella della fiction, racconterà l’ultimo tentativo di sfruttamento della miniera di Tête Carrée posta a 3400 metri di quota nel cuore del bacino glaciale del Miage, proprio di fronte al più selvaggio versante del Monte Bianco.

L’episodio risale al 1924, quando Jean Hurzeler e Louis Bareux di Courmayeur, al termine di una vera e propria scalata, raggiunsero l’imbocco della miniera di galena argentifera che era stata sfruttata a riprese successive a partire  dal 1808. Lassù, Emile Hurzeler, padre di Jean, emigrato a Courmayeur dalla Svizzera, sperava in realtà di trovare l’oro.

La docu-fiction sarà realizzata dal regista e guida alpina Pietro Giglio, che si avvarrà della consulenza tecnico-artistica del cineoperatore Pietro Taldo. La parte documentaria dell’opera vedrà impegnati Edmondo Palmet e Mario Ravello, rispettivamente nei ruoli di guida alpina e di geologo. Saranno i “Virgilio” che accompagneranno lo spettatore alla scoperta di uno dei settori più isolati della catena del Monte Bianco. Edmondo Palmet, guida alpina anche nella realtà, è un profondo conoscitore di quelle montagne ed è stato uno dei pochissimi visitatori della miniera di Tête Carrée.

«L’accesso alla miniera – ha affermato Edmondo Palmet – è a tutti gli effetti una scalata alpinistica, anche se lungo il percorso si trovano ancora fittoni di ferro e alcuni tratti attrezzati dai minatori. La via di salita non è certo evidente e percorrendola si resta stupiti pensando che i minatori dell’Ottocento la scendevano con i sacchi di minerale sulle spalle». Il geologo e guida alpina Mario Ravello afferma: «L’alto bacino del Miage è stato di grande interesse minerario. Oggi sarebbe però improponibile lavorare nelle condizioni che Jean Hurzeler e Louis Bareux avevano trovato lassù. Per ripararsi avevano edificato una capanna che è rimasta quasi intatta, muta testimone di quella epopea».

Nei panni di Jean Hurzeler, che si trasferì in seguito in Svizzera e si dedicò alla pittura, ci sarà l’attore italo francese Pierre Lucat, che ha preso parte a documentari e video girati in Valle d’Aosta, ha interpretato tra gli altri il ruolo di Louison Bobet in “Bartali”, ed è anche attore di teatro. «Non sarà facile – ha precisato – immedesimarsi in un personaggio così complesso, come narrato nel romanzo “Le Jardin du Miage” scritto da Franco Hurzeler Revel, figlio di Jean Hurzeler, e badare contemporaneamente a dove mettere piedi e mani in una parete così scoscesa».

Questa docu-fiction, che ha richiesto agli autori anche lavoro di ricerca negli archivi storici di Aosta e Torino, sarà finanziata da una cordata composta da enti pubblici e aziende private. La riprese in alta definizione e con l’impiego del sistema Cineflex avranno inizio verso la fine di luglio.

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