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La Carta di Feltre è nata come proposta su iniziativa del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, a seguito del forum nell’ambito della conferenza internazionale “Parchi per una sola terra” tenutosi  l’11 di luglio 2008 proprio a Feltre, in Provincia di Belluno.

Il fine principale del documento consiste nel rafforzamento, attraverso l’adesione alla carta, della rete parchi in Italia e, quindi, dare ufficialmente vita ad un vero e proprio sistema nazionale delle aree naturali.

Ad oggi, hanno aderito dieci enti parco (sia nazionali che regionali), Comuni, associazioni ambientaliste ed associazioni varie, ma chiunque, anche il singolo cittadino, può aderirvi firmando la sottoscrizione direttamente on-line, sul sito del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, all’indirizzo www.dolomitipark.it (sono ormai più di 600 i firmatari).

Fra i principali enti che hanno sottoscritto il documento si contano diverse realtà montane fra le quali spiccano i parchi nazionali delle Dolomiti Bellunesi e, notizia degli ultimi giorni, del Gran Paradiso, nonché gli enti parchi regionali dell’Etna e delle Prealpi Giulie.
La Carta si compone di due momenti: il primo riporta l’impegno e le responsabilità che si assumono gli stessi parchi che vi aderiscono, mentre il secondo riassume le richieste formulate alla politica, indifferentemente che sia a livello nazionale o più regionale/locale.

Fra le responsabilità che i parchi si impegnano a sostenere, la Carta riporta:

  1. la messa in atto di strategie per contrastare la perdita della biodiversità;
  2. la creazione di una rete con il mondo universitario e della ricerca;
  3. l’apertura al monitoraggio permanente dell’efficacia ed efficienza della gestione e del raggiungimento degli obiettivi prefissati;
  4. la necessità che i parchi diventino uno soggetto di crescita culturale e di formazione continua delle persone, degli amministratori e degli operatori che in essi vivono.

Alla Politica, invece, viene richiesto di promuovere un “Sistema Aree Protette” e che ai parchi vengano allocate con certezze le risorse economiche, umane, ed anche legislative, in modo che gli enti possano porsi sempre di più come reale strumento di pianificazione e di gestione delle aree protette.

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