Select Page

Un paio di vecchi scarponi, una corda di canapa, piccozze di legno e sacco di tela, tre vecchi chiodi ad anello: il manifesto del 60simo Filmfestival di Trento rammenta il passato e le radici di un alpinismo coraggioso, fatto di pochi mezzi. Come afferma l’autore, l’artista Gianluigi Rocca titolare della cattedra di Disegno all’Accademia di Brera, ma anche per lunghi anni pastore e malgaro sulle montagne del Brenta e dell’Adamello, «nella valigia della memoria trattenevo cara la visione di un tempo della montagna che custodiva tra le sue pieghe identità ancora salde». E di quella montagna Rocca ha tratteggiato l’icona, «un altarino di elementi, per un ritorno a quella poesia dolce dell’ascesa».

Sessant’anni di Festival, sessant’anni di alpinismo, come recita lo slogan della serata che venerdì 4 maggio Reinhold Messner condurrà all’Auditorium del Centro Santa Chiara con alcuni alpinisti, uno per ogni decennio del festival, a cominciare da chi era all’avanguardia nel 1952, Armando Aste, per proseguire con Albert Precht, Christophe Profit, Catherine Destivelle, Alexandre Huber, fino a Hervé Barmasse, rappresentante dell’ultima generazione. E se si pensa a un sessantenne stanco e provato ci si sbaglia. L’immagine che ci viene dall’apertura e dalle promesse del programma è quella di un sessantenne che sa mettere a frutto la tanta esperienza accumulata, che ha ben presenti le sue radici accanto a una costante capacità di rinnovamento, di un sessantenne vitale e pieno di energia che tutti questi anni addosso non li sente affatto come un peso, tanto che l’altro slogan che campeggia sulle t-shirt recita: “sessanta! non posso crederci”.

L’evento – anteprima del Filmfestival, venerdì 27 aprile, non a caso è stata la proiezione di “The Great White Silence” film di Herbert Ponting sulla spedizione britannica al Polo Sud, restaurato proprio per il centenario dell’impresa e musicato dal vivo da Simon Fisher Turner, autore delle musiche, al pianoforte e dall’Elysian Quartet. Un esempio di come l’età non conti quando c’è l’arte. Il film, girato tra il 1910 e il 1912, documenta i due anni di preparazione della spedizione di Robert Falcon Scott, il viaggio della nave rompighiaccio Terra Nova, l’acquartieramento invernale e la partenza nell’estate successiva delle squadre per raggiungere il Polo Sud. Ponting non solo ritrasse la vita e le attività degli uomini della spedizione, ma anche albatros, pinguini e foche, seguendone la riproduzione, e filmò le meraviglie delle formazioni di ghiaccio, dagli iceberg alle caverne. Particolarmente toccanti sono le immagini della squadra degli esploratori di punta che allenandosi alla marcia verso il Polo Sud, provano tenda, fornelli e sacchi a pelo. Il restauro attuato grazie a copie diverse del filmato originale e al ripristino di colorazioni originali della pellicola ha consentito di riacquisire la preziosa documentazione.

Share This