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Il corpo di Tomaz Humar è stato ritrovato senza  vita il 14 novembre 2009, sulla parete sud del Langtang Lirung (7230 m Nepal). Proprio in quei giorni in Italia è uscita la sua biografia firmata da Bernadette Mc Donald, quasi che il destino volesse fare il punto sulla vita e sulle imprese di quello che era diventato l’eroe nazionale dell’alpinismo  sloveno.

Il libro, vincitore nel 2007 del Premio di letteratura di montagna Kekoo Naoroji Award, e nel 2010 del Premio ITAS Cardo D’Argento, corre su due storie parallele: la cronaca del discusso salvataggio di Humar, rimasto intrappolato nell’agosto del 2005 su una stretta cengia sul versante Rupal del Nanga Parbat, nel tentativo di aprire una via in solitaria, e il racconto delle vicende relative alla sua crescita come uomo ed alpinista. Mette così in risalto la sua visione dell’alpinismo ed il suo rapporto con i media, spesso  spunto di aspre critiche da buona parte della comunità alpinistica slovena ed internazionale.

Il  volume aiuta, in primis, a conoscere più a fondo il personaggio Tomaz Humar e la sua visione moderna dell’alpinismo himalayano, basato su etica ferrea, preparazione fisica scientificamente rigorosa, e soprattutto stile alpino, l’unico accettabile per il progresso tecnico in alta quota, in netto contrasto con lo stile “violentatore” delle spedizioni pesanti e commerciali.  Non meno importante, la biografia porta il lettore anche dentro l’affascinante universo degli alpinisti sloveni, considerati da Messner i migliori al mondo: basti pensare che lo statunitense Steve House ha compiuto il suo apprendistato proprio in Slovenia.

Un libro da leggere quindi per conoscere uno dei più grandi ed innovativi interpreti dell’alpinismo moderno in quota, che ha indicato con le sue imprese la strada da seguire per il futuro.

InfoLibro
Bernadette Mc Donald
“TOMAZ HUMAR Prigioniero del ghiaccio”
Edizioni Versante Sud novembre 2009

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