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Una meteora, un astro nascente dello sci mondiale spentosi sul nascere. La triste storia dell’indimenticato Leonardo David, lo sciatore valdostano che a soli 18 anni detronizzò il fortissimo Stenmark nello slalom di Oslo, viene oggi ripercorsa in un libro di Massimiliano Morelli (radiocronista per rds), “Discesa breve di Leonardo David”, Limina edizioni.

Era il 3 marzo 1979 quando Leonardo smise di vivere: a Lake Placid si stava svolgendo la libera pre-olimpica. Leonardo arriva in prossimità del traguardo e cade, ma in modo banale, scomposto, con la faccia nella neve. Una caduta davvero strana. Si rialza, fa pochi passi e cade fra le braccia del compagno Piero Gross. Cade in un coma dal quale non si risveglierà più e che lo porterà alla morte, sei anni dopo.



Dai tour sulle tante piste dello sci mondiale, comincia il calvario della famiglia David, fuori e dentro tanti ospedali; ma niente. Il giovane sciatore non si risveglierà mai più. Di lui rimane il ricordo indelebile, sottolineato dalla lapide commemorativa che trova posto fin dal 1987 nella piazzetta antistante la chiesa di Gressoney-La Trinité, ai piedi del Monte Rosa.



Un libro che ripercorre la ‘ascesa breve’ di Leonardo, che – per usare le parole dell’autore – racconta l’omertà e il silenzio di chi non ha mai ammesso che il ragazzo cadde in coma a Lake Placid per via di un ematoma cerebrale, nato da una precedente caduta avvenuta sulle nevi di Cortina.

E sulla copertina della pubblicazione, l’immagine con cui è bello ricordarlo: piegato in curva, con la maschera sugli occhi e il cappellino di lana in testa.







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