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Notte Prima (seguito)
Ma tuttavia la mia notte fu migliore del giorno! Ecco come andò.
Rientrai in città molto tardi, e già erano suonate le dieci quando iniziai ad avvicinarmi al mio appartamento. La mia strada costeggiava il canale, sul quale a quell'ora non incontri anima viva. Vero è che abito nella parte più remota della città. Camminavo e cantavo, perché quando sono felice immancabilmente canticchio qualcosa tra me e me, come qualsiasi altra persona felice che non abbia amici, né buoni conoscenti, né qualcuno con cui dividere la propria gioia nei momenti di gioia. All'improvviso mi capitò l'avventura più inattesa.
In disparte, appoggiata al parapetto, c'era una donna, coi gomiti sulla ringhiera pareva guardare molto attentamente l'acqua torbida del canale. Aveva un delizioso cappellino giallo e una vezzosa mantellina nera. «E' una ragazza, una brunetta, senz'altro», pensai. Sembrava non sentire i miei passi, non si mosse neppure quando le passai accanto trattenendo il respiro e col cuore che mi batteva forte.

«Strano!», pensai, «deve essere molto assorta in qualcosa», e all'improvviso mi fermai come impalato. Avevo sentito un singhiozzare sordo. Sì! non mi ero sbagliato: la ragazza piangeva, e un minuto dopo ancora più convulsamente. Dio mio! Mi si strinse il cuore. E per quanto io sia timido con le donne, quello, però, fu uno di quei momenti!… Tornai indietro, mi avvicinai a lei e avrei di certo detto: «Signora!» – se solo non avessi saputo che questa esclamazione era stata pronunciata già migliaia di volte in tutti i romanzi russi del gran mondo. Solo questo mi trattenne. Ma mentre cercavo un'altra parola, la ragazza tornò in sé, si voltò, si riprese, abbassò la testa e scivolò accanto a me per il lungofiume. Io le andai subito dietro, ma lei indovinò, lasciò il lungofiume, attraversò la strada e si avviò sul marciapiede. Io non osai attraversare. Il mio cuore palpitava, come quello di un uccellino preso prigioniero. Un caso improvviso mi venne in aiuto.

Dall'altro lato del marciapiede, non lontano dalla mia sconosciuta, apparve all'improvviso un signore in frac, di una certa età, ma non si può dire di passo certo. Camminava barcollando e appoggiandosi cautamente al muro. La ragazza, invece, camminava come una freccia, veloce e timorosa, come camminano in generale tutte le ragazze che non vogliono che qualcuno si offra di accompagnarle di notte a casa, e, naturalmente, il signore barcollante non l'avrebbe in nessun modo raggiunta, se il mio destino non gli avesse suggerito di cercare mezzi artificiosi. All'improvviso, senza dire una parola a nessuno, il mio signore scatta dal suo posto e vola a gambe levate, corre all'inseguimento della mia sconosciuta. Lei camminava come il vento, ma il signore barcollante la stava raggiungendo, la raggiunse, la ragazza gridò – e…. io benedico il destino per l'eccellente bastone nodoso che per caso quella volta avevo nella mano destra. In un attimo mi trovai dall'altra parte del marciapiede, in un attimo l'indesiderato signore capì di cosa si trattava, prese in considerazione l'inoppugnabile argomento, tacque, si fermò e solo quando eravamo già molto lontani protestò contro di me in termini piuttosto energici. Ma le sue parole giunsero a stento fino a noi.

«Datemi la mano», dissi alla mia sconosciuta, «e non oserà più molestarci.»
Mi diede silenziosa la mano ancora tremante per l'agitazione e lo spavento. O indesiderato signore! come ti benedicevo in quel momento! Le diedi un'occhiata di sfuggita: era una deliziosa brunetta – avevo indovinato; sulle sue ciglia nere brillavano ancora le lacrimucce del recente spavento o dell'amarezza precedente, – non so. Ma sulle labbra già scintillava un sorriso. Anche lei mi diede una rapida occhiata, arrossì leggermente e abbassò la testa.
«Allora vedete, perché mai prima mi avete allontanato? Se ci fossi stato io, non sarebbe successo nulla…»
«Ma io non vi conoscevo: pensavo che anche voi…»
«E forse adesso mi conoscete?»
«Un po'. Ecco, per esempio, perchè tremate?»

«Oh, avete indovinato dalla prima volta!», risposi deliziato al vedere che la mia ragazza era intelligente: quando c'è la bellezza questo non disturba mai. «Sì, avete indovinato dal primo sguardo con chi avete a che fare. Infatti, sono timido con le donne, sono agitato, non lo nego, non meno di quanto lo eravate voi un minuto fa, quando quel signore vi ha spaventata… Provo un certo spavento ora. E' come un sogno, ma nemmeno in sogno avrei indovinato che un giorno avrei parlato con una donna.»
«Come? possibile?…»
«Sì, se la mia mano trema è perchè non l'aveva ancora mai tenuta una manina carina come la vostra. Mi sono del tutto disabituato alle donne; cioè non sono mai stato abituato a loro; sono solo… Non so nemmeno come parlar loro. Ecco, anche adesso non so se non vi ho detto delle sciocchezze. Ditemelo francamente; vi avverto, non sono permaloso…»
«No, affatto, affatto, al contrario. E se poi desiderate davvero che io sia franca, allora vi dirò che alle donne piace questa timidezza; e se volete sapere di più, allora anche a me piace, e non vi allontanerò da me fino a casa.»

«Voi fate sì che io perda subito tutta la timidezza», iniziai io, soffocato dall'emozione, «e allora – addio a tutti i miei mezzi!…»
«Mezzi? quali mezzi, per cosa? questo poi è male.»
«Sono colpevole, non lo farò più, mi è sfuggito di bocca; ma come potete volere che in un momento simile non ci sia il desiderio…»
«Di piacere, no?»
«Ma certo; e siate, in nome di Dio, siate buona. Considerate chi sono! Ecco che ho già ventisei anni, e non ho mai visto nessuno. Insomma, come posso parlare bene, con disinvoltura e a proposito? Sarà più vantaggioso per voi se tutto sarà chiaro, alla luce del sole… Io non so tacere quando in me è il cuore a parlare. Insomma, ma fa lo stesso… Credete, nessuna donna, mai, mai! Nessuna conoscenza! e non faccio che sognare, ogni giorno, che alla fine, chissà quando, incontrerò qualcuno. Ah, se sapeste quante volte sono stato innamorato in questo modo!…»

«Ma come dunque, di chi?»
«Ma di nessuno, di un ideale, di colei che mi appare in sogno. Io in sogno creo interi romanzi. Oh, voi non mi conoscete! Davvero, non ne posso fare a meno, ho incontrato due o tre donne, ma che donne erano? tutte delle tali despote che… Ma vi farò ridere se vi racconto che più d'una volta ho pensato di attaccare discorso con qualche aristocratica per la strada, così, senza cerimonie, quando era sola, s'intende; attaccare discorso, è ovvio, in modo timido, rispettoso, appassionato; dire che sarei morto da solo, che non mi allontanasse, che non avevo mezzo di conoscere nessuna donna; farle capire che è perfino nei doveri di una donna non respingere la timida preghiera di una persona tanto infelice come me. Che, in definitiva, tutto quel che desidero consiste in questo: che mi dica due qualsiasi parole fraterne, con sincerità, non mi allontani dal primo passo, mi creda sulla parola, ascolti ciò che dirò, mi derida magari, ma mi dia una speranza, mi dica due parole, solo due parole, poi non ci incontrassimo pure mai più!… Ma voi ridete… Del resto, sto parlando per questo…»

«Non vi offenderete: rido del fatto che voi stesso siete vostro nemico, e se aveste tentato, avreste forse avuto successo, sebbene la cosa fosse per la strada: quanto più è semplice, tanto è meglio… Nessuna donna buona, se solo non è sciocca o non è particolarmente in collera con qualcuno in quel momento, si sarebbe decisa a mandarvi via senza quelle due parole che voi implorate tanto timidamente… Del resto, che dico? è naturale, vi avrebbe preso per un pazzo. Io giudicavo su di me. Ne so molto io di che gente c'è al mondo!»
«Oh, vi ringrazio», mi misi a gridare, «voi non sapete cosa avete fatto ora per me!»
«Bene, bene! Ma ditemi, perchè avete pensato che io ero la donna con cui… be', che voi avete ritenuto degna… di attenzione e di amicizia… insomma, non una despota, come dite voi. Perché vi siete deciso ad avvicinarmi?»
«Perché? perché? Ma eravate da sola, quel signore era troppo audace, è notte: convenite voi stessa che era un dovere…»
«No, no, ancora prima, là, dall'altra parte. Perché volevate avvicinarmi, no?»

«Là, dall'altra parte? Ma io, davvero non so cosa rispondere: ho paura… Sapete, oggi sono stato felice; camminavo, cantavo; sono stato fuori città; non avevo ancora mai avuto dei momento tanto felici. Voi… forse mi è sembrato… Insomma, scusatemi se ve lo ricordo: mi è sembrato che voi piangeste, e io… io non ho potuto sentirlo… mi si è stretto il cuore… Oh, Dio mio! Insomma, è mai possibile che io non possa essere un po' triste per voi? E' mai possibile sia un peccato provare per voi una fraterna compassione?… Scusate, ho detto compassione… Ma sì, in una parola, potevo forse offendervi perché senza volere mi era venuto in mente di avvicinarvi?…»
«Fermatevi, basta, non parlate…», disse la ragazza abbassando la testa e, stringendomi la mano. «E' colpa mia, ho tirato io fuori l'argomento; ma sono felice di non essermi sbagliata su di voi… ma eccomi già a casa; devo andare di qua, nel vicolo; sono due passi… Addio, vi ringrazio…»
«E' mai possibile, è possibile che non ci rivedremo mai più?… E' possibile che finisca tutto qui?»

«Vedete», disse ridendo la ragazza, «all'inizio volevate solo due parole, e ora invece… Ma del resto non vi dico nulla… Forse ci incontreremo…»
«Verrò qui domani», dissi io. «Oh, scusatemi, vi chiedo già…»
«Sì, siete impaziente… volete quasi…»
«Ascoltate, ascoltate!», la interruppi. «Scusate se vi dico nuovamente una cosa del genere… Ma ecco: io non posso non venire qui domani. Sono un sognatore; ho una vita reale talmente limitata che mi capitano momenti come questo, come adesso, tanto di rado che non posso non ripercorrere questi momenti nei miei sogni. Sognerò di voi l'intera notte, l'intera settimana, tutto l'anno. Verrò immancabilmente qui domani, proprio qui, in questo stesso punto, proprio a quest'ora, e sarò felice ricordando il giorno passato. Questo posto mi è già caro. Ho già due o tre di questi posti a Pietroburgo. Ho perfino pianto una volta nel ricordare, come voi… Chissà, forse anche voi, dieci minuti fa, piangevate nel ricordare… Ma scusatemi, mi distraggo nuovamente; voi, forse, un giorno siete stata particolarmente felice qui..»
«Bene», disse la ragazza, «magari verrò qui domani, sempre alle dieci. Vedo che ormai non posso più impedirvi di… Ecco come sta la faccenda, io devo essere qui; non pensate che vi stia dando un appuntamento; vi avverto che devo essere qui per motivi miei.

Ma ecco… be', ve lo dico francamente: non sarà nulla se verrete anche voi; in primo luogo, potrebbero esserci altre spiacevolezza come oggi, ma a parte questo… insomma, avrei semplicemente voglia di vedervi… per dirvi due parole. Però, vedete, non mi giudicate male ora? non pensate che dia appuntamenti con tanta facilità… Non l'avrei nemmeno dato se… Ma che resti un mio segreto! Però anzitutto un patto…»
«Un patto! parlate, dite, dite tutto prima; acconsento a tutto, sono pronto a tutto», gridai io esaltato, «rispondo di me – sarò ubbidiente, rispettoso… mi conoscete…»
«Proprio perché vi conosco vi invito domani», disse ridendo la ragazza. «Vi conosco perfettamente. Ma, badate, venite a una condizione: in primo luogo (ma siate buono, fate quel che vi chiedo; – vedete, vi parlo con franchezza), non vi innamorate di me… Non si deve, vi assicuro. All'amicizia sono pronta, eccovi la mia mano… Ma non dovete innamorarvi, per favore!»
«Ve lo giuro» gridai afferrandole la manina…

«Basta, non giurate, so bene che siete capace di prendere fuoco come la polvere da sparo. Non mi giudicate male se vi parlo così. Se sapeste… Anch'io non ho nessuno con cui poter scambiare una parola, a cui chiedere consiglio. Naturalmente non è per strada che vanno cercati i consiglieri, ma voi siete un'eccezione. Vi conosco come se fossi amici da vent'anni… Non è vero che mi tradirete?…»
«Vedrete… non so come sopravviverò le prossime ventiquattr'ore.»
«Dormite sodo; buona notte – e ricordate che mi fido già di voi. Ma voi l'avte detto tanto bene poco fa: è mai possibile dare conto di ogni sentimento, perfino di una simpatia fraterna! Sapete, era stato detto tanto bene che mi è balenata subito l'idea di confidarmi con voi…»
«In nome di Dio, ma su cosa? cosa?»
«A domani. Che rimanga un segreto fino ad allora. Tanto meglio per voi; almeno da lontano vi parrà un romanzo. Forse ve lo dirò domani e forse no… Prima parlerò ancora un po' con voi, ci conosceremo meglio…»

«Oh, e io domani vi racconterò tutto di me! Ma cosa succede? un vero miracolo si sta compiendo in me… Dove sono, Dio mio? Insomma, dite, site forse scontenta di non esservi arrabbiata, come avrebbe fatto un'altra, di non avermi allontanato fin dall'inizio? Due minuti, e mi avete reso felice per sempre. Sì! felice; chissà, forse mi avete riconciliato con me stesso, avete risolto i miei dubbi… Forse, mi capitano momenti tali… Insomma, ma vi racconterò tutto domani, saprete tutto, tutto…»
«Bene, accetto; comincerete voi…»
«D'accordo.»
«Arrivederci!»
«Arrivederci!»
E ci separammo. Camminai tutta la notte; non potevo decidermi a tornare a casa. Ero così felice… a domani!

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