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Ma insomma, l’orso sulle Alpi svizzere è benvenuto o no? Poco tempo fa la notizia del suo ritorno nei Grigioni accolta con entusiasmo dagli esperti e con timore dagli allevatori; e appresso la notizia – di pochissimi giorni fa – che per il plantigrado è stata organizzata una sparatoria autorizzata a base di proiettili di gomma (per intendersi: quelli usati dalla polizia per allontanare i manifestanti). Al Passo del Forno è questa la soluzione che verrà adottata “per porre fine all’afflusso di curiosi che si comportano in modo sconsiderato”. Vale a dire: tenendo l’orso lontano dalla strada, si tiene lontano il pubblico.



A comunicare la misura è l’ufficio cantonale di caccia e pesca, che sottolinea come questa sia peraltro stata pianificata su consiglio di esperti internazionali di orsi. L’ispettore per la caccia Georg Brosi dice che l’orso se la caverebbe comunque a buon mercato rispetto al cugino bianco dell’Alaska, dove viene preso sempre a fucilate, ma con proiettili incendiari.



Una cosa va detta: dopo cento anni di assenza dell’orso dalla zona, è più che normale per l’uomo aver perso l’abitudine alla ‘convivenza’ col grande mammifero. Però mostrare ostilità non è forse la cosa migliore, come del resto in tutte le situazioni… che non lo sia di certo ne è convinto il Wwf che, sulla scia di quanto già avviene in Austria, propone l’istituzione del cosiddetto “avvocato degli orsi”, ossia una sorta di ‘mediatore’ tra uomo e orso, capace di trovare soluzioni utili ad una sana e normale convivenza. (a.b.)



(Nella foto, Messner: a fine luglio è stato al centro della cronaca a Bolzano. Un orso ha infatti preso di mira il suo allevamento di yak (importati dall’Himalaya nel 1985 da Messner stesso), uccidendo un toro che cercava probabilmente di difendere un vitello. “Credo si tratti di un orso pericoloso”, ha detto l’alpinista, aggiungendo che all’appello manca una mucca yak).







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