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Macugnaga (m.1327 s.l.m. ) è situata all’estremità della Valle Anzasca, un piccolo angolo di Piemonte al confine con il Canton Vallese. Da qui il Monte Rosa appare come una immensa cattedrale di roccia e ghiaccio che spinge i suoi campanili fino a 4.634 metri d’altezza, montagne himalayane così imponenti da intimidire o suscitare le più diverse sensazioni: “L’altare di Valpadana” lo definiva Eugenio Fasana, “il Macigno bianco” per Dino Campana.

E’ del 16 agosto 1291 l’atto che contiene la prima citazione esplicita “de communi ed hominibus de Macugnaga”, ma è sulla pergamena del 999, il documento più antico nella storia degli alpeggi alpini, che appare il nome di Macugnaga per la prima volta. Fondata dai walser, antichi colonizzatori Alemanni, nel XIII sec., il paese ha saputo mantenere nel tempo la dimensione e il fascino propri dei villaggi incontaminati. Tuttora è possibile passeggiare tra le antiche baite costruite con tecnica a incastro a Blockbau presenti in ogni frazione, oppure nel vecchio Dorf tra la Chiesa Vecchia, XIII sec., e il Tiglio secolare, la cui circonferenza di circa sette metri ci autorizza a ipotizzarlo coevo.

Dapprima sviluppando le sue potenzialità agricole e minerarie, sono infatti famose le miniere aurifere di Pestarena, Macugnaga ha via via intrapreso la sua vocazione ultima, quella turistica, iniziata intorno al 1789 con la visita di Horace Benedict de Saussure, il naturalista ginevrino padre dell’alpinismo occidentale, al quale  seguirono poi Deodat de Dolomieu nel 1797 e molti altri celebri alpinisti, esploratori, pittori e viaggiatori, tra loro nel 1821 il pittore svizzero Gabriel Lory e lo scozzese William Brockedon, quindi Albert Schott 1841, James David Forbes 1843, solo per citarne alcuni. Verso la metà del secolo, quando la guida alpina Franz Lochmatter si trasferì da Zermatt a Macugnaga dove rilevò la vecchia locanda Verra, cominciò anche l’ospitalità alberghiera e subito dopo si inaugurò il nuovo Hôtel Monte Moro, l’albergo diventerà un punto di riferimento per il turismo elitario dell’epoca. Sempre in quel periodo, il 1870, sboccia il grande alpinismo con Ferdinand Imseng e Mattia Zurbriggen, sarà proprio Imseng che il 22 luglio 1872 alle ore 15,30 raggiunse per primo, nella storia dell’alpinismo, la vetta della Dufour, 4.634 metri, la cima più alta del Monte Rosa salendo dal versante di Macugnaga, la mitica parete est.

A Macugnaga l’uomo ha saputo integrare le tradizioni etnico – culturali e architettoniche dei Walser con un’offerta turistica di valore. Una nuova storia, coerente fino in fondo con quella più antica che accompagna chi vive in questi luoghi, aiutata anche dalla sua felice ubicazione a soltanto 140 chilometri da Milano, da dove è raggiungibile percorrendo l’ autostrada A8 dei Laghi e poi A26 fino a Gravellona Toce, proseguendo in superstrada fino a Piedimulera e salendo gli ultimi 25 chilometri di Valle Anzasca fino a Macugnaga. Da Varese solo 90, 105 da Novara, da Torino prendendo l’autostrada A4 direzione Milano e poi l’A26 sono 180 i kilometri, mentre sono 270 da Genova sempre con l’autostrada A26. Queste brevi distanze la fanno meta ideale per chi desidera una “montagna vera” a pochi chilometri dall’ufficio, da dove è facile prendere l’auto e arrivare per l’ora di cena in montagna e avere una o due giornate complete a disposizione per “ricaricare le batterie”, in un ambiente famigliare dove tutti conoscono tutti e i bambini si sentono “grandi” perché possono andare da soli a giocare in piazza con la slitta, il pallone o la bicicletta.

Naturalmente a 1.327 metri si scia, ci sono: 3 seggiovie; 2 funivie; 4 ski-lift; 3 tapis roulant; 40 Km di piste. Da quota 1.327 a quota 2.989. La zona della Seggiovia di Pecetto è innevata anche con neve programmata. I principianti possono cominciare con i maestri delle due scuole di sci: Macugnaga e Monte Rosa, sui tapis roulant. Per quelli un po’ più abili invece ci sono le piste di Pecetto, dove  una seggiovia  sale fino all’ alpe Burki mt. 1700. Gli sciatori provetti  possono proseguire fino al Belvedere mt. 2.000, qui le piste sono decisamente più impegnative e  lo spettacolo del ghiacciaio  e della sovrastante parete est del Monte Rosa sono davvero emozionanti.

Sul lato sud della valle ci sono le piste del Monte Moro mt. 2.989, alle quali si accede con due funivie. Il piccolo ski – lift  San Pietro permette di sciare su una pista facile e soleggiata e anche di usufruire delle belle e divertenti attrezzature per lo snow-board, trampolini con inclinazioni diverse e musica per i giovani che dopo aver sciato o surfato si ritrovano la sera  al Bar Mignon per un ’aperitivo o ad ascoltare musica dal vivo, oppure  nel centro del paese dove si trovano pizzerie, ristoranti, bar e confortevoli alberghi e residences. Al Monte Moro ci sono inoltre la pista del Lago servita da uno ski – lift e quella del Ruppestein servita da una seggiovia biposto, si può anche scendere per circa sette chilometri fino all’Alpe Bill usufruendo della “classica” pista del Monte Moro oppure di quella della “Meccia”, e poi superbi fuori pista che oltre al bel sciare permettono di godere di una natura mozzafiato.

Chi non scia può pattinare, oppure rilassarsi nel suggestivo anello di fondo delle Frazioni che attraversa tutto il paese, da Borca a Pecetto tra boschi di conifere e timidi caprioli. Con le “racchette da neve” è possibile passeggiare in valle Quarazza fino al “Lago delle Fate” e oltre, al confine con la Val Sesia, in un ambiente ancora selvaggio. Ma anche gite in motoslitta o in heliski.

Ma Macugnaga è bella anche in estate, si può scalare in sicurezza con le numerose  e brave guide alpine. Se invece si vuole soltanto camminare non c’è che l’imbarazzo della scelta, tra i punti di forza ci sono il Sentiero Naturalistico del Rosa,15 km. in uno degli itinerari ambientali e paesaggistici più belli delle Api, un anello che permette di riscoprire antichi alpeggi, boschi secolari e pascoli solitari. Oltre metà del percorso è inserito nell’Oasi di protezione faunistica, un autentico parco ricco di stambecchi, camosci, marmotte, caprioli e cervi. Oppure, il Trekking del Rosa che costituisce l’estremo segmento occidentale del Grande Sentiero Walser  “Grosse Walserveg”, che parte dall’ Austria e arriva a Zermatt collegando molte delle antiche comunità di origine alemanna delle Alpi centrali. Si tratta di un tour che assicura la visione di quaranta “ quattromila” a distanza ravvicinata, senza un eccesso di impegno fisico rispetto ad un trekking lungo circa una settimana. Sette valli e la predominanza quasi assoluta dell’elemento Walser, alla scoperta di quelle che Orace Bénédict de Saussure chiamava “ le minuzie dei particolari”. Se poi camminare non piace i sentieri possono essere percorsi a cavallo o in mountain-bike, c’è anche un ben organizzato Centro Sportivo con tre campi da tennis e di bocce, un campo da pallavolo e uno da calcio, dove le squadre possono allenarsi e ossigenarsi. Rafting, Kaiak e Pesca si possono praticare nel torrente Anza, infine una bella palestra di roccia completa l’offerta. Il Lago Maggiore, il Lago di Mergozzo e quello d’Orta sono raggiungibili in meno di un ora di auto e lì si può veleggiare o giocare a golf in un contesto mozzafiato!

Chi non ama lo sport e il movimento potrà visitare il Museo Casa Walser a Borca, una vecchia casa del 1600 dall’architettura a “blockbau” perfettamente ristrutturata nella quale è possibile con una visita guidata scoprire l’affascinante mondo dei walser. Altro luogo interessante è la Miniera aurifera della Guia che fino circa alla metà del secolo scorso  ha prodotto oro e fu chiusa definitivamente nel 1961.  Anche il Dorf, con la vecchia chiesa del 1200 attorniata dal piccolo cimitero e dalle antiche baite di legno e pietra, è un luogo suggestivo e affascinante. La storia dei walser di Macugnaga comincia proprio da lì e dal Vecchio Tiglio secolare “Alte Lindebaum” che è anche lo scrigno delle leggende della cultura walser, i  bambini di Macugnaga prima di Hansel e Gretel di Cappuccetto Rosso o di  Biancaneve hanno conosciuto le favole dei “Gotwiarghi”.

Per i più golosi infine, da provare la pasta alla macugnaghese, a base di patate, cipolle, formaggio e pancetta. Il “violino” di camoscio o lo stufato di capriolo e polenta o i formaggi stagionati e le ricottine della latteria locale, ma anche i “hruhtele”, dolcetti che ricordano i tortelli di carnevale, da gustare con i vini ossolani: il “Valli Ossolane” rosso, un assemblaggio di uve merlot e nebbiolo; il “Valli Ossolane” bianco, vino a base di Chardonnay;il “Valli Ossolane” nebbiolo ed il “Valli Ossolane” nebbiolo superiore, che prevedono una percentuale del vitigno da cui prendono il nome.

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