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E’ bello ogni tanto fuggire dal mondo reale. La mia macchina del tempo sono i libri; per un po’ li sfoglio, poi  come per magia varco le pagine e mi ritrovo in un’altra dimensione. Questa volta mi è successo sfogliando “Enrico Bianchetti – Notizie su Macugnaga” di Enrico Rizzi: lì, a pagina 46 sono stata letteralmente risucchiata in una Macugnaga del XVIII secolo. Era il 21 aprile, come oggi, ma di trecento anni fa, e il Consiglio dell’Università della Valle così deliberava:

”1709, 21 aprile. Provvidenze contro gli orsi. Viene deliberato “a cagione che già per diversi anni vengono gravemente danneggiati li huomini e persone d’essa Valle in diverse parti da orsi nelli loro bestiami, non solo d’estate, nelle Alpi, ma anche nelle terre, in fare rotture nelle stalle, e sbranare le loro bestie … e questo atteso che li abitanti della Valle non si possono opporre, ne ovviare li loro danni, nemmeno amazzarli per non potersi servire d’archibugi… Massime che persone della Valsesia si sono offerti di voler portarsi in quella Valle ad amazzare orsi , però dandoli per loro mercede e premio lire cinquanta per ciascun orso che potranno amazzare in queste nostre parti. Perciò promettono che daranno un premio a coloro che amazzerà un orso, il premio sarà: L.48 per ogni orso vecchio maschio o femmina; L.24 per ogni orso piccolo minore di due anni. Item premio di L.6 imperiali a chi amazzerà un lupo, L.4 per un’aquila”.

Nell’anno successivo 1710, 2 gennaio, risulta che furono amazzati molti orsi, per cui il Consiglio scemò la tassa del premio da L.48 a sole L.24.
Suggestivo immaginare i macugnaghesi di allora che, non possedendo archibugi, per potersi difendere dalla protervia degli orsi dovettero assoldare i valsesiani mettendo una taglia per ogni orso ucciso, taglia che prontamente dimezzarono l’anno successivo a seguito dell’evidente diminuzione del pericolo. Allora come oggi, era la legge della domanda e dell’offerta che regolava l’economia di mercato!

 

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