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La giuria internazionale del Piolets d’Or ha selezionato tre ascensioni compiute nel 2024 a cui assegnare i principali riconoscimenti di quest’anno, sottolineando come i valori dell’alpinismo esplorativo siano oggi condivisi da molte nazioni. La scelta, proprio per questo, è stata tutt’altro che semplice.

Per il secondo anno consecutivo la rassegna si svolge a San Martino di Castrozza, prima località delle Dolomiti a ospitare il prestigioso evento, grazie al supporto di Trentino Marketing, del Comune di Primiero San Martino di Castrozza, della Comunità di Primiero, FPB Cassa di Fassa Primiero e Belluno, ACSM Group, delle Aquile di San Martino di Castrozza, degli operatori di San Martino di Castrozza, Passo Rolle, Primiero e Vanoi, del Trento Film Festival e con il patrocinio della Fondazione Dolomiti UNESCO.

Kaqur Kangri (6.859 m), Himalaya – Nepal

Prima della cresta sudovest e traversata integrale

Prima ascensione della cresta sudovest (1.670 m, 5.10 A0 M7 WI5) del Kaqur Kangri, noto anche come Kanti Himal, dal 15 al 21 ottobre, con traversata e discesa lungo la cresta nordovest, sino ad allora inviolata. La montagna, al confine tra Cina e Tibet, aveva visto nel 2002 la prima salita assoluta dalla sponda tibetana, con corde fisse sulla parete nord e sulla cresta est; da allora, per 22 anni, nessuna visita documentata.

ph Spencer Gray/ AAJ

Nel 2024 gli statunitensi Spencer Gray, Ryan Griffiths e Matt Zia hanno raggiunto il campo base a 4.700 m dopo un avvicinamento di otto giorni. Dopo l’acclimatamento su una cima di 6.200 m, il primo tentativo sulla cresta sudovest si è interrotto per la rottura del fornello e per la rinuncia di Zia. Tornati in parete, Gray e Griffiths hanno proseguito su ottimo gneiss granitico, ghiaccio e misto fino alla parete sommitale: otto tiri di misto sostenuti completati in due giorni durante l’unica vera precipitazione della spedizione. Il 31 ottobre, da un campo sulla distesa sommitale, hanno raggiunto la vetta e sono scesi lungo la cresta nordovest, effettuando numerose doppie su un versante ovest ancora inesplorato. Una delle vie più impegnative del Nepal occidentale per eleganza, stile e grado di esplorazione.

La giuria ha evidenziato la qualità della linea, lo stile adottato e l’alto tasso di esplorazione, ricordando come l’Himalaya occidentale offra ancora molte mete inviolate e sfide tecniche di grande valore.

Gasherbrum III (7.952 m), Karakoram – Pakistan

Prima della cresta ovest; traversata con discesa dalla parete est

Prima ascensione della cresta ovest (via Edge of Entropy, quasi 3.000 m dal campo base alla cima), dal 31 luglio al 4 agosto, con traversata e discesa dalla parete est e poi lungo la via normale (cresta sudovest) del Gasherbrum II. Sino al 1975 il GIII era la cima inviolata più alta del mondo; in quell’anno fu salito da una cordata polacca con un’ascensione storica a forte trazione femminile. In seguito, poche ripetizioni e un noto tentativo inglese (1985) proprio sulla cresta ovest fino a 7.400 m.

ph Jacek Wiltosinski/ AAJ

Nel 2024 Aleš Česen (Slovenia) e Tom Livingstone (UK) hanno completato la cresta ovest in stile alpino leggero dopo adeguato acclimatamento a 7.000 m. Due notti in cresta (a poco meno di 7.500 m e a circa 7.800 m), un bivacco all’aperto da seduti e un aggiramento tecnico della parete sommitale con passaggi fino a M6 su un tiro hanno preceduto la vetta. La discesa è avvenuta sul versante opposto lungo la via originale al GII, con rientro al campo base il 6 agosto. Una linea lunga e impegnativa su una montagna poco frequentata e ad altissima quota, che dimostra come anche sugli ottomila si possano vivere avventure di qualità in terreno inesplorato.

Yashkuk Sar (6.667 m), Karakoram – Pakistan

Pilastro nord “Tiger Lily Buttress” e traversata

Prima ascensione del Yashkuk Sar (Batura Muztagh) lungo il pilastro nord – via Tiger Lily Buttress (2.000 m, AI5+ M6 A0), 19–23 settembre, con traversata e discesa dalla parete ovest superiore e dalla parete nord inferiore. Gli statunitensi August Franzen, Dane Steadman e Cody Winckler hanno scelto il poco frequentato ghiacciaio Yashkuk Yaz come base per la loro prima esperienza nel Karakoram, muovendosi in una valle di accesso non sempre autorizzata. Dopo salite preparatorie su cime vicine (tra cui Sax Sar, 6.240 m), il trio ha iniziato la spinta sul pilastro nord, cercando una traiettoria protetta dai seracchi che incombono sulle pareti laterali.

ph Dane Steadman/ AAJ

I primi due giorni si sono svolti tra ghiaccio ripido e neve, con bivacchi esposti fra 5.600 e 5.900 m. Il crollo di un enorme fungo di neve sulla linea prevista ha imposto una variante: una doppia in diagonale ha permesso di raggiungere il crinale sinistro della cima sommitale e da lì una nuova sequenza di tiri. Dopo un “bivacco più aereo della nostra vita” a 6.200 m, il 22 settembre il difficile terreno misto ha condotto alla cresta sommitale, dove un crepaccio ha offerto finalmente un ripiano per la notte. La cima è stata raggiunta il giorno successivo; la discesa ha seguito un canalone di 600 m sulla parete ovest, quindi la cresta ovest e infine 1.000 m di doppie sulla parte inferiore della nord, fino al ghiacciaio principale. Una prova di grande impegno e spirito esplorativo.

San Martino di Castrozza, capitale dolomitica del Piolets d’Or 2025

“Chi non conosce San Martino di Castrozza non conosce le Dolomiti”: la celebre frase dello scrittore e alpinista Gunther Langes restituisce lo spirito di un luogo iconico, nel cuore della porzione più selvaggia delle Dolomiti. Le Pale di San Martino, il gruppo più esteso dell’arco dolomitico, offrono uno skyline inconfondibile: il Cimon della Pala (3.184 m) – spesso definito il “Cervino delle Dolomiti” – svetta davanti alla più alta Vezzana (3.192 m).

Dalla seconda metà dell’Ottocento, grazie ai viaggiatori e agli alpinisti pionieri, San Martino è diventata una meta di riferimento. Nacquero così le prime guide alpine locali – le Aquile di San Martino – con figure come Michele Bettega, Giuseppe Zecchini, Antonio Tavernaro e Bortolo Zagonel, che accompagnarono studiosi e appassionati su pareti e cime. La fama del luogo è passata anche attraverso visitatori illustri come Sigmund Freud, Arthur Schnitzler, il re Alberto I del Belgio e Dino Buzzati.

Oggi San Martino di Castrozza è un campo base ideale in tutte le stagioni per trekking, mountain bike, arrampicata, corsa, orienteering e canyoning: una capitale alpina dallo spirito autentico, dove l’ospitalità e il carattere delle Dolomiti si incontrano con la grande storia dell’alpinismo.

 

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