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E’ sempre meno inusuale, soprattutto durante il periodo invernale, la frequentazione – da parte di appassionati – di palestre con pareti artificiali destinate all’arrampicata sportiva. Tra i fruitori di queste strutture – e in generale nel mondo dell’arrampicata e dell’alpinismo – è in uso (per facilitare e migliorare il gesto tecnico-sportivo) una polvere biancastra comunemente nota come magnesite. Di seguito proponiamo una serie di informazioni scientifiche tratte da riviste e testi di settore sulla potenziale tossicità della magnesite. Con questo non vogliamo né allarmare, né spaventare nessuno, ma riteniamo significativo e corretto porre alla conoscenza di tutti coloro che utilizzano il prodotto queste semplici, ma importanti informazioni. Con l’augurio che possa nascerne un interessante e costruttivo dibattito tra gli interessati.



(da Introduzione ai TLV del c.c.n.l. dei chimici) – “Il carbonato di magnesio comunemente nota al mondo dell’arrampicata e dell’alpinismo come magnesite, non è tossico nel senso che non è classificabile né come tossico, né come nocivo in base alla classificazione convenzionale determinata dal valore sintetico della quantità di sostanza espressa in mg/kg, in grado statisticamente di far morire il 50% di animali cavie da laboratorio (ratti, topi, cavie…). Questo valore sintetico è noto come LD50 (Dose Letale 50%), che per le sostanze tossiche è inferiore a 200 mg/kg e per le nocive è compreso tra 200 e 2000 mg/kg di peso corporeo.



La magnesite è classificata tra le sostanze inerti da un punto di vista tossicologico, avendo un LD50 nettamente superiore ai valori sopra indicati, tuttavia a tale sostanza, quando è allo stato di polvere fine, è stato attribuito dall’ ACGIH (American Conference of Governamental Industrial Hygienists) un valore di TLV (massima concentrazione ammissibile in ambiente di lavoro per una presenza continuativa di otto ore ) pari a 10 mg/mc con la notazione (e).



Il valore TLV è un limite ponderato nelle 8 ore lavorative che se non superato (formalmente) indica una assenza di potere patogeno, è chiaro che questo implica che il superamento del limite può portare all’insorgenza di patologie alle vie respiratorie che sono in funzione della quantità inalata, del diametro e della tipologia fisica delle particelle.



L’annotazione (e) indica che tale valore limite (10 mg/mc) è valido solo in presenza di eventuale silice cristallina (che nella magnesite non è assolutamente da escludere) convenzionalmente inferiore all’1%. Infatti se la presenza di silice fosse superiore a tale percentuale deve essere adottato il calcolo per determinare il TLV nelle miscele di sostanze. Tale calcolo si effettua utilizzando la seguente formula: C1/T1 + C2/T2 … + Cn/Tn = 1; dove C1 è la concentrazione determinata nell’aria della sostanza 1, T1 il valore di TLV della sostanza 1 e via dicendo.

Se la sommatoria supera il valore numerico di 1, significa che la miscela supera il TLV complessivo ammesso. La presenza di silice altera notevolmente il valore totale dei TLV delle miscele, avendo il quarzo un TLV pari a 0,05 mg/mc!



La magnesite “pura” è considerata quindi come tutte le cosidette polveri inerti per le quali vale il valore TLV di 10 mg/mc, ma la definizione di “inerte” non significa innocua. La definizione normalmente adottata per queste polveri e l’acronimo “pnmc” che sta per “polveri non meglio classificate”. In letteratura riguardo a questo tipo di polveri possiamo leggere che: ” contrariamente a quanto avviene per le polveri fibrogene, capaci di determinare, se inalate in quantità eccessiva, la formazione di tessuto cicatriziale nei polmoni, le cosidette polveri fastidiose sono note per essere in grado di provocare modesti effetti negativi sui polmoni e non provocano gravi malattie sistemiche né effetti tossici quando l’esposizione viene mantenuta sotto ragionevole controllo (in tal senso agiscono i valori di soglia definiti dai TLV n.d.r.). Alcune polveri sono chiamate (biologicamente) “inerti”, ma tale definizione non è appropriata; non esiste infatti polvere che non provochi qualche risposta cellulare, se pur minima, sui polmoni se inalata in quantità sufficiente.



Tuttavia la reazione del tessuto polmonare alla inalazione di “pnmc”, ha le seguenti caratteristiche:

1. La struttura degli alveoli rimane intatta.

2. Il collagene (tessuto cicatriziale) non si forma in quantità significativa.

3. La reazione tissutale è potenzialmente reversibile.



Una concentrazione eccessiva di particelle non meglio classificate nell’aria dell’ambiente di lavoro può: ridurre la corretta visibilità, può provocare depositi sgradevoli di particelle negli occhi, nelle orecchie e nelle prime vie respiratorie o può causare danni alla pelle o alle mucose per azione chimica, o meccanica, oppure in conseguenza dei ripetuti lavaggi per asportare le polveri stesse.



Un valore limite di 10 mg/mc di polvere totale, non contenente asbesto e con silice libera cristallina inferiore all’1%, è raccomandato per le sostanze di questo tipo per le quali non è stabilito un TLV specifico. Tale limite è valido per una giornata lavorativa di 8 ore e non è applicabile per esposizioni più brevi a concentrazioni più elevate”.



Un’ultima annotazione: l’ACGIH ogni anno inserisce in uno speciale elenco quelle sostanze che per ragioni di igiene del lavoro necessitano di ulteriori studi ed approfondimenti. Nell’elenco del 2004 è inserita anche la magnesite.







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