Select Page

Come le testate delle valli valsesiane anche l’alta valle Strona, nel XIII secolo, apparteneva ad un monastero, quello di San Graciniano d’Arona, e veniva sfruttata “da tempo immemorabile”  come alpeggio estivo. Nell’Archivio di Stato di Torino sono ancora conservate una decina di pergamene datate tra il 1200 e il 1400, appartenenti al monastero di San Graciniano d’Arona.

Il primo documento che riguarda  la fondazione del piccolo insediamento di Campello è un “affittamento” del 31 agosto 1272, con il quale l’abate di  San Graciniano  concede per due anni a Raynero de Vrina gli alpi di Campesono (Capezzone), Pellino e Pellinello per il canone annuo di 15 lire, oltre a due serazzi di formaggio e la mungitura del latte di un giorno. Altri datano 1292, 1295, 1299. E’ di quell’epoca anche l’affidamento delle tre alpi a Ajmerico di Crusinallo, famiglia quella dei Crusinallo, che  svolgeva lo stesso ruolo di “avogadri”, esercitato dai Visconti a Macugnaga.

Nel 1338 però il monastero venne in lite per il possesso delle alpi in valle Strona con Ajmerico  fu Darixio di Crusinallo e Tomaso fu Aycardo de Varxio de Crusinallo. La questione fu rimessa all’arbitrato di Enrico de Olivello preposito  dell’Isola di San Giulio, di Golzanus cappellano dell’Isola e di Fiorino de Vegiis vicario di Omegna e Pieve, da allora i tre alpi avranno sempre  per destinatari i walser  rimellesi. Ma nel 1432 Campesono (Capezzone), Pennino e Penninetto sono concessi a Milano detto il “Nigro” figlio di Antonio della Rocca, abitante a Varallo per 22 lire imperiali e  12 libre di Mascarpino, affitto che durerà nove anni. Fu la stessa famiglia Nigro che nel 1417-1421, negoziò con i Walser di Alagna e con Antonio  Scarognino la colonizzazione dell’alpe  Rima. In questa contemporanea presenza, della stessa famiglia nella conduzione degli alpi  di più enti monastici della Valsesia, è ipotizzabile un disegno unitario nell’iniziativa di promuovere con la colonizzazione walser un migliore sfruttamento di quelle terre alte.

Questi documenti, rari e preziosi, del monastero di Arona, gettano nuova luce sull' arrivo dei Walser a Campello, confermando la tradizione orale e un manoscritto settecentesco, le “Memorie campellesi” di Giovanni Battista Tensi (1706-1765), che  così scriveva: “ Già si sa per sicuro, come ho veduto da molti instrumenti antichi esser stato qui il Campello un Cantone di Rimella, avendo io stesso veduto molti istrumenti  rogati qui al Campello, dove spiegando il luogo dove sono rogati mette: “in Campello, villa di Rimella”; e i primi abitanti parlavano in lingua tedesca all’uso di Rimella, che coll’andar del tempo ed avendo gli abitanti di questo luogo tutta la comunicazione colla valle Strona e dovendosi per lo più servire del mercato di Omegna, del tutto si scordano di detta lingua ed appresero la lingua italiana…”

La dipendenza di Campello da Rimella è documentata anche dalla sua antica dipendenza religiosa, come mostrano le pergamene del ‘500 conservate nell’archivio parrocchiale di Rimella. Quando d’inverno era impossibile il valico, i morti erano conservati fino a primavera nella neve (come avveniva in altri, luoghi delle Alpi Walser: per esempio  Galtür in Tirolo). Il trasporto dei morti campellesi  a Rimella durò fino al 1551, come ricorda, sopra a Rimella, una celebre iscrizione ai piedi di una croce: “posa dei morti campellesi trasportati a Rimella fino all’anno 1551”.

Fonte: notizie tratte da "Le Comunità Linguistiche Walser del Piemonte" – Edito da Regione Piemonte Assessorato alla Cultura – curato da Maria Roberta Schranz.

Ringraziamo AKU Srl, calzaturificio di Montebelluna (TV), per il sostegno al progetto Walser attivo in DiscoveryAlps e vi invitiamo a scoprire Good for Alps e Transalpina GTX.  

Foto: Campello Monti, Val Strona – di Giancarlo Martini

Share This