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Vita dura per i lupi sulle Alpi, almeno nelle Alpi occidentali: la convivenza con i pastori è difficile e bracconieri e mezzi di locomozione, a proposito o accidentalmente, li eliminano. Il branco segnalato negli anni scorsi nel territorio valdostano del Parco Nazionale del Gran Paradiso si è dissolto. «Il branco che si era stanziato nelle valli del versante valdostano è stato “eliminato” – afferma Bruno Bassano, veterinario responsabile del servizio scientifico e sanitario del Parco – Il maschio alfa, (l’unico nel branco con funzioni riproduttive n.d.r.) è stato investito da un’auto in Val di Rhêmes il 31 dicembre di due anni fa, fuori dai confini del Parco. La femmina alfa potrebbe essere andata in dispersione o essere stata abbattuta: non sappiamo cosa sia accaduto.» La notizia positiva è che c’è un branco riproduttivo sul versante piemontese, in Val Soana. «Sono tuttora in corso accertamenti sul DNA estratto dalle feci per stabilirne la provenienza, ma con tutta probabilità non si tratta degli elementi del branco valdostano» conclude Bruno Bassano. Nel resto della Valle d’Aosta, come riferisce Paolo Oreiller, dirigente dell’Assessorato agricoltura e foreste, è attualmente certa la presenza di due lupi, documentata con trappole fotografiche, avvistati tra Saint-Marcel e la bassa valle, fino ai confini del Piemonte. «Non sappiamo se sia una coppia riproduttiva – spiega Paolo Oreiller – ma siamo certi che siano due. Un terzo esemplare è stato segnalato nella zona del Gran San Bernardo».

Lo scorso inverno nel solo Piemonte sono stati ben sette gli animali investiti da auto o treni e nel periodo 2011-2012, secondo i risultati presentati sempre dalla Regione Piemonte, erano stati dodici gli animali abbattuti illegalmente (il lupo è una specie protetta dalla Convenzione di Berna del 1979, ratificata da quarantaquattro paesi e dall’Unione Europea) o uccisi da mezzi di locomozione. In Svizzera l’abbattimento è autorizzato se il lupo uccide più di venticinque animali da reddito in un mese o più di trentacinque capi in quattro mesi (A Goms l’ultimo lupo di una lunga serie è stato abbattuto lo scorso settembre) e recentemente anche in Francia un decreto prefettizio riguardante trenta comuni delle Alpi Marittime aveva autorizzato l’abbattimento di lupi che abbiano ucciso più di ventiquattro ovini nell’anno. Dopo l’uccisione di due esemplari, il tribunale amministrativo ha però sospeso gli abbattimenti.

Il 15 ottobre 2013 a Valdieri, nella sede del Parco delle Alpi Marittime, è stato presentato il progetto dell’Unione Europea Life Natura 2012 "Wolf in the Alps", sulla conservazione del lupo e sulla convivenza con le attività in montagna. Ha una durata di cinque anni e un budget complessivo di sei milioni di euro da destinare a misure di conservazione della specie, alla definizione e all'attuazione di strategie atte a contrastare le predazioni sul bestiame domestico e a interventi sugli alpeggi con identiche finalità. Il 35% del budget sarà destinato proprio alla prevenzione.

L’iniziativa interessa l’intero arco alpino perché il lupo, che ha lentamente risalito l’Appennino, ora sta colonizzando la catena montuosa più grande d’Europa sino alla Slovenia. Un processo naturale e inarrestabile che non può che essere gestito in modo coordinato: uno dei punti cruciali del Life. Per questo al progetto che ha quale capofila il Parco naturale Alpi Marittime partecipano numerosi partner: Parchi regionali delle Alpi Cozie, Marguareis, Ossola, Parchi nazionali della Val Grande e dello Stelvio, regioni Lombardia e Veneto, la Provincia di Trento e il Museo di Scienze naturali, il Corpo Forestale dello Stato, la Slovenia con il Parco nazionale del Triglav, l’Università di Lubiana.

Wolf Alps è stato costruito su un programma condiviso, implementato da amministrazioni italiane e slovene e supportato dagli altri paesi alpini con diversi obiettivi. In sette aree chiave (core areas; Alpi Marittime e Cozie, Ossola, Alpi Centrali, Dolomiti, Lessinia e Slovenia) sono previste misure di conservazione della specie e altre per contrastare l’impatto predatorio sul bestiame, con interventi sugli alpeggi. Tutto ciò prosegue di pari passo con la definizione di linee guida di gestione della specie attraverso piani locali per conciliare le attività umane con la protezione del lupo. La presenza dell’animale sarà anche spunto per la costruzione di prodotti di eco-turismo.

Anche se il Parco del Gran Paradiso non ne fa parte, come riferisce ancora Bruno Bassano, sarà area test su cui possono avere ricadute i risultati del progetto. Rimangono purtroppo difficili i rapporti con i pastori, anche per le evoluzioni dell’allevamento ovino nei pascoli d’alta montagna, diventato intensivo, con animali lasciati al pascolo brado, che nel territorio del Parco del Gran Paradiso è abusivo. Peraltro il lupo non è l’unica causa di perdita di capi, anche se quando aggredisce il gregge, per il comportamento delle pecore, uccide più esemplari di quelli cui si nutre, il cosiddetto “surplus killing”. «Ogni anno nel territorio del Parco troviamo carcasse di pecore che muoiono perché si sono perse e sono state abbandonate e sarebbe interessante fare un’indagine accurata sul numero di animali che muoiono perché abbandonati e quelli uccisi dai lupi» afferma Bruno Bassano. Per quanto riguarda il resto della Valle d’Aosta, come riferisce ancora Paolo Oreiller sono state appurate predazioni solo su animali selvatici. «Le predazioni e i danni sugli animali domestici, che cadono nei dirupi mentre fuggono – continua Oreiller – nella maggior parte dei casi sono da attribuire a cani mal custoditi». Troppo spesso si offrono soluzioni sbrigative e demagogiche, gridando “al lupo, al lupo”, anziché cercare di favorire la convivenza con l’attività pastorale, potenziando ad esempio la protezione delle greggi. E' auspicabile che un tale progetto, che vede coinvolti e impegnati in maniera coordinata soggetti di aree e paesi diversi, possa anche gettare le basi per una politica alpina comune nei confronti dei grandi predatori, i quali, incapaci di leggere le carte geografiche e di riconoscere i confini politici tra le nazioni, possano continuare a spostarsi senza subire trattamenti significativamente diversi da paese a paese, come sta accadendo ora.

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