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Lutto per la medicina di montagna. Il 7 ottobre scorso è morto Michael Ward, medico della spedizione inglese all’Everest del 1953. Aveva 80 anni. Considerato uno dei migliori scalatori britannici del decennio che seguì la Seconda Guerra Mondiale, divenne un’autorità nel campo della medicina di montagna e di alta quota.

Da bambino cominciò ad interessarsi alla montagna dopo aver letto il resoconto della spedizione all’Everest del 1933 in “Camp six” di Frank S. Smythe (il compagno di cordata di Thomas Graham Brown).



Nel 1950, mentre era giovane medico presso il Royal Army Medical Corps, trovò negli archivi della Royal Geographical Society alcune foto aeree del versante sud dell’Everest, scattate nel 1940 e scoprì una carta, la cosiddetta Milne–Hinks map, redatta prima della guerra, della stessa zona. Esaminando con cura quella documentazione giunse alla conclusione che c’era una via di salita anche da quel versante.



Con Bill Murray si mise in contatto con il Joint Himalayan Committee dell’Alpine Club con la Royal Geographical Society, per chiedere la sponsorizzazione di una spedizione esplorativa al versante sud dell’Everest. Nel 1951 fece parte di quella spedizione e contribuì a trovare la via di salita attraverso il ghiacciaio conosciuto come Khumbu ice fall. Si rese anche conto che gli effetti dell’alta quota sugli alpinisti erano ancora poco conosciuti e cominciò a collaborare con Griffith Pugh nello studio dei supplementi di ossigeno, della dieta e dell’idratazione per i membri della spedizione del ’53. Fu membro del vittorioso gruppo guidato dal colonnello John Hunt, ma non raggiunse la vetta dell’Everest: come medico della spedizione dovette rimanere al campo sette.



Qualche anno più tardi, prese parte alla Silver Hut research project , una spedizione scientifica che affiancava quella alpinistica diretta al Makalu. Trascorse sei mesi circa a raccogliere dati al campo base e da solo a più di 7000 metri , effettuò un test su un cicloergometro per studiare gli effetti della quota durante esercizio. Nel 1980 partecipò alla spedizione al monte Kongur, in Cina.

Con James S. Milledge e John B. West (compagni della Silver hut expedition) scrisse “High Altitude Medicine and Physiology”, testo fondamentale che raccoglie anni di studi sui cambiamenti che intervengono nell’organismo umano durante i soggiorni in alta quota.

foto: courtesy of The Time of London



Oriana Pecchio







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