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I ghiacciai valdostani misurati e registrati nel nuovo catasto, presentato lunedì 17 dicembre ad Aosta. Il data base, già disponibile sul sito web della regione, è il primo e più aggiornato d’Italia. "Si tratta del risultato di anni di attività riguardante una realtà geografica molto importante perché le dinamiche dei ghiacciai vanno a incidere in maniera determinante sul territorio, in particolare per quanto riguarda le risorse idriche e i rischi naturali", ha affermato Albert Cerise, assessore al territorio, ambiente e opere pubbliche.

Le attività di monitoraggio glaciologico sono state gestite operativamente dalla Fondazione Montagna Sicura di Courmayeur, che si è avvalsa dell’opera di guide alpine appositamente formate, del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Milano e dell’Arpa Valle d’Aosta. Il Dipartimento Sistema Informativo della Regione ha curato la pubblicazione dei dati on-line, facendo del catasto uno strumento divulgativo e conoscitivo del territorio.

Allo stato attuale il Catasto non solo fotografa la situazione dei ghiacciai valdostani nel 2005 (l’unico altro catasto italiano, quello lombardo, è aggiornato solo al 2003), ma ricostruisce l’evoluzione storica di alcuni ghiacciai e fornisce i dati delle campagne di monitoraggio e del bilancio di massa di alcuni apparati glaciali della regione.

Le misurazioni sui 209 ghiacciai censiti che ricoprono circa il 4% del territorio danno indicazioni sullo stato di salute dei ghiacciai: dal 1975 al 1999 sono andati persi circa 30 chilometri quadrati di superficie glaciale e in appena sei anni dal ’99 al 2005 se ne sono persi altri 19, raddoppiando la perdita annuale: da 1,6  a 3 chilometri quadrati all’anno.

Altro dato drammatico, secondo Claudio Smiraglia, presidente del Comitato Glaciologico Italiano, partner della Cabina di regia dei ghiacciai valdostani, è la frammentazione dei ghiacciai. "Il ghiacciaio della Brenva è diventato doppio, il bacino collettore si è staccato dalla lingua coperta da detriti che arriva fin quasi a Nôtre Dame de la Guerison" ha spiegato. "I ghiacciai, ridotti di superficie e di spessore, soffrono di più e molti appaiono nella fase finale della loro vita. Attualmente in Valle d’Aosta la maggior parte dei ghiacciai sono piccoli, di estensione inferiore al chilometro quadrato e quindi più vulnerabili", ha concluso Smiraglia. 

Tra i risultati delle campagne di monitoraggio su sette ghiacciai e del bilancio di massa effettuato su quattro apparati glaciali, il dato più eclatante sembra essere la riduzione del ghiacciaio del Rutor, che in un solo anno ha perso undici milioni di metri cubi di acqua, pari al contenuto dell’invaso del Goillet, in Valtournenche.

Il sito comprende infine una sezione sulla ricostruzione storica di alcuni apparati glaciali del Monte Bianco, con le relazioni della glaciologa Vittoria Augusta  Cerutti la cui attività di ricerca nel 2007 è stata incentrata sul ghiacciaio delle Grandes Jorasses.  Con la collaborazione di due professionisti della fotografia di montagna, Lorenzino Cosson e Davide Camisasca, sono state ottenute immagini attuali da confrontare con le foto storiche provenienti per lo più dagli archivi di Willy Monterin per il Monte Rosa e di Vittoria Augusta Cerutti per il Monte Bianco. Le immagini, ancor più eloquenti di mille parole e numeri, pongono urgenti interrogativi sui possibili argini e rimedi ad un fenomeno che appare in continua accelerazione.

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