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Nuova edizione, curata da Federica Veglia per i tipi di Tararà editore, di “Novelle e paesi valdostani” di Giuseppe Giacosa. Il testo a dispetto del linguaggio ottocentesco mantiene attualità di contenuti e impareggiabile capacità di ritrarre tipi e personaggi del luogo.

Giuseppe Giacosa, nativo di Colleretto Parella, vicino a Ivrea, ogni anno trascorreva alcuni giorni in Valle d’Aosta, attratto dai panorami, dai suoni e dalla gente, pastori e guide, che lì incontrava. Come annota l’autore nella prefazione (inedita, come la lettera a Matilde Serao, pubblicata a fine volume) «…mi avviene di scrivere in forma di novella o di capitolo, racconti di fatti veramente seguiti ed impressioni di cose vedute…Lascio che i luoghi e i casi vengano da se sotto i miei occhi e alla mia conoscenza e noto». Soprattutto pare a Giacosa che siano poco conosciuti gli “alpigiani” spesso descritti da altri come «gente pigra e corta, mai uscita dal nido», mentre i montanari «corrono il mondo per ogni verso e dovunque si trovino sanno levarsi d’imbarazzo».

Il libro che «non ha dunque nessuna pretesa di essere scientifico, perché non è frutto di indagini e esperimenti, ma è vero e quello che più importa sincero», sembra sia un buon mezzo per far conoscere vita e costumi della Valle d’Aosta, mentre Giovanni Verga e Matilde Serao (con i quali Giacosa era in rapporti di amicizia), scrutavano e descrivevano, con fedeltà verista, la vita e le miserie del meridione d’Italia.

Giuseppe Giacosa, cui è dedicato il teatro di Aosta, è ricordato soprattutto come drammaturgo (La partita a scacchi, Tristi amori, Come le foglie) e per la proficua collaborazione con Luigi Illica nella stesura dei libretti per le opere di Giacomo Puccini, la Bohème, Tosca e Madame Butterfly e spesso la sua produzione narrativa, interamente rappresentata da “Novelle e paesi valdostani” e “Genti e cose della montagna”, è rimasta sottovalutata. Ben venga quindi questa riedizione a ricordarla.

Si potrà riscoprire l’incisività nel ritrarre personaggi, spesso tragici come Guglielmo Rhedy o Natale Lysbak o Vincenzo Marquettaz, detto il Rosso, e la capacità di descrivere in poche righe una “vera” guida alpina, come si può leggere nel racconto “La Guida”, dedicata a Jean-Joseph Maquignaz:
Voi li domandate: «Si può salire quella vetta?», «Si può tentare» rispondono.
«È cattiva?» «Secondo le gambe».
«C’è pericolo?» «Bisogna vedere».
«Ma il tempo promette?» «Finora è bello» e non ne cavate altro.

Giuseppe Giacosa, “Novelle e paesi valdostani e altri scritti” – Tararà edizioni 2008, 24,00 euro.

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