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La pista Streif di Kitzbuehel non perdona, non consente errori. Fin che tutto fila liscio è spettacolo, ammirazione per il gesto tecnico, di questo o quell'atleta; show, adrenalina e velocità. Ma a volte qualcosa si inceppa e accade l'imponderabile. Daniel Albrecht, raggiante sciatore elvetico, nella giornata di giovedì 22 gennaio 2009, nel corso di una discesa di prova, ha messo la sua vita in sospeso a causa di una rovinosa caduta che lo ha visto protagonista. E' accaduto sul balzo finale che precede il traguardo dell'arena sportiva di Kitzbuehel.

L'atleta è rimasto a lungo immobile sulla neve, riportando la mente degli spettatori ad immagini e fatti tragici del passato. Poi l'intervento dei sanitari e il trasporto al vicino ospedale di St. Johann; a seguire un volo a Innsbruck, presso la clinica Universitaria. Il primo verdetto trapelato è oltremodo pesante: per lo sciatore svizzero i medici hanno diagnosticato un ematoma al cervello e una contusione polmonare. Ora si attende, per comprendere l'evoluzione del suo stato di salute, ma pare che il forte elvetico stia reagendo bene alle terapie.
Nel 2008, nello stesso punto del tracciato, cadde anche lo statunitense Scott Macartney, che venne condotto in ospedale privo di sensi; tutto si risolse nel migliore dei modi e oggi Scott è di nuovo in pista.

A poche ore dall'incidente, il Circo Bianco è sotto shock. Chi ieri era al parterre di "Kitz", mecca dello sci alpino, parla di un silenzio raggelante. Tutto si è bloccato: la festa dello sport sulle Alpi è stata avvolta da una cupa atmosfera, tra volti tesi, lacrime, pensieri e paura. Pare incredibile, ma pochi anni fa, nel 2004, su questa stessa pista, bella e maledetta, il nostro Kristian Ghedina si era permesso addirittura il lusso di effettuare una spaccata sul salto finale, ad oltre 130 km orari.

Molte le domande, infiniti  gli interrogativi e le considerazioni. Ma col senno di poi, si sa, tutto pare scivolare nell'effimero. Certo è che i protagonisti di questo magnifico sport – disciplina capace di trasmettere storie umane, fatte di successi e sconfitte, di infortuni e ritorni; in grado di comunicare e far conoscere al grande pubblico innumerevoli luoghi  e comunità di montagna – meriterebbero qualsiasi tipo d'attenzione, al fine di garantire la loro sicurezza, ipotizzando tutti gli scenari possibili. Intendiamo dire che dopo alcuni minuti di discesa, con muscoli e neuroni impegnati allo spasmo, tra curve, salti, cambi di pendenza e di neve, forse un salto finale in meno, in piena velocità, potrebbe essere un ingrediente risparmiato. Lo show andrebbe comunque avanti, l'esame sarebbe comunque superato a pieni voti ….. ma siamo pur sempre tornati al solito "senno di poi" e forse all'ennesimo effimero pensiero.

In bocca al lupo Daniel. 

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