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Il film di Gilles Chappaz e Raphaël Lassablière, “Berhault” dedicato alla figura del grande alpinista francese scomparso nel 2004, si aggiudica il Grand Prix 2008 e il Premio del Cai per il miglior film d’alpinismo. La giuria internazionale presieduta da Freddy Paul Grunert e composta da Gaia Ceriana Fianchetti, Laurence Guyon, Dermot Somers e René Vernadet, ha sottolineato nella motivazione del premio come i registi abbiano saputo evitare “al contempo lo scoglio del racconto agiografico e quello del requiem per tracciare a posteriori un ritratto dell’uomo e delle sue diverse sfaccettature e per celebrare quell’alpinista eccezionale che è stato Berhault”. Chappaz aveva già convinto tre anni fa, un anno solo dopo la morte di Berhault, quando aveva presentato “Sur le fil des 4000,” pluripremiato nei festival di cinema di montagna. Lo fa ancor di più con questo ritratto di un uomo che ha lasciato il segno sulle montagne, ma anche nel cuore degli amici, della famiglia, degli alpinisti in genere, un “eroe” positivo, umile e mai polemico, umano nella vita e nella morte.

Il premio per il miglior film premiato nei festival 2007/2008 è andato a “Asiemut” dei canadesi Olivier Higgins e Mélanie Carter. La bicicletta, anche a livello cinematografico, diventa un mezzo per conoscere il mondo, la natura, gli altri e soprattutto se stessi. Dalla Mongolia esterna, attraverso Cina, Tibet, Nepal e India, dalla montagna al mare, i due giovani hanno percorso 8000 km dividendo con gli spettatori immagini e emozioni.

“La montagne perdue” di Christian Delaeau ha vinto il premio “Montagne Passion”. La pellicola narra del tentativo di ascensione in solitaria e in invernale del Makalù, da parte di Jean-Christophe Lafaille, scomparso sulla montagna nel gennaio 2006 e del rapporto a distanza tra lui e la moglie Katia, con la quale era in continuo contatto telefonico.

Il premio “Vie de montagne” è andato a « Vies d’alpage » del francese Frédéric Déret, ritratto di Frédéric Laperrière e della sua scelta di vita alternativa, a contatto della natura, con un bilancio sincero dei lati positivi e della fatica che implica la pastorizia. “Wings on their feet” del ticinese Fulvio Mariani si è aggiudicato il premio “Sport side of the mountain”. John Falkiner, accompagnato da Paolo Tassi, viaggia da un continente all’altro alla ricerca della neve polverosa e intanto racconta la sua vita, le sue scelte, le sue motivazioni.

Miglior cortometraggio è risultato “La ossa” dello spagnolo Gerard Sinfreu, sulla reintroduzione dell’orso bruno in Spagna, mentre il Premio speciale della giuria è stato assegnato a “Becoming a woman in Zanskar” del francese Jean Michel Corillion, che documenta con suggestive immagini l’amicizia tra due ragazze e gli usi e i costumi delle famiglie buddiste della regione. Infine il pubblico, chiamato a votare ad ogni proiezione, ha premiato “La montagne en face” di Bruno Peyronnet che tratta della vicenda umana di una guida di Chamonix costretta a rivedere il suo rapporto con la montagna dopo un incidente.

Sabato sera, l’evento finale è stata la proiezione del film muto di Buster Keaton “Go west” musicato dal vivo da Javier Girotto e Alessandro Gwiss. Domenica il festival si è chiuso con un omaggio a Massimo Mila, e la sera, nella suggestiva cornice della Piazzetta delle guide di Valtournenche, Jean-Claude Oberto e Virgilio Biei hanno letto testi di Massimo Mila, accompagnati del quartetto d’archi dell’Istituto Musicale di Aosta.

Bilancio positivo del Festival che ha visto una crescente partecipazione di pubblico sia alle proiezioni sia agli eventi collaterali, dagli incontri con gli autori agli incontri “verticali” con gli alpinisti, dalle serate ai concerti. Notevole è stato anche l’impegno scenografico per animare il salone del centro polivalente di Valtournenche con le mostre, gli spazi dedicati e la Piramide. Forse persino troppo ricco il menù giornaliero e come capita in queste occasioni rimane poco tempo per riflettere, soppesare, discutere, confrontarsi. Forse le manifestazioni conclusive sono state un segno (inconscio o no) del bisogno di un momento di riflessione.

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