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Non poteva finire in modo migliore la trasferta degli sciatori italiani sulle nevi nord americane. Dopo la prima vittoria in carriera strappata, la scorsa settimana, nella discesa libera di Lake Louise da Peter Fill, anche Nadia Fanchini ha trovato il primo successo in super gigante.

Nadia ha vinto la prova di Lake Louise con il tempo totale di 1'20"97. La bresciana, al primo successo della carriera, ha preceduto sul traguardo la svizzera Fabienne Suter e l'austriaca Andrea Fischbacher, seconde a pari merito con un ritardo di 28 centesimi. Per l'Italia si tratta della 65sima vittoria nella Coppa del mondo femminile, l'undicesima nella storia della specialità. L'ultimo successo delle nostre donne in supergigante risaliva al marzo 2003 per merito di Karen Putzer.

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In contemporanea, sulle nevi di Beaver, Creek Ted Ligety gettava al vento una vittoria in slalom gigante. Ad approfittarne è stato il bravo, come sempre, Benjamin Raich. Lo statunitense ha concluso secondo a 1/100 dall'austriaco. Terzo il redivivo norvegese Aksel Lund Svindal, rientrato alla grande nelle gare di Coppa del mondo dopo il grave incidente dell'autunno 2007.

Ma nel gigante di Beaver Creek si sono rivisti anche gli italiani: il migliore azzurro è stato il trentino Davide Simoncelli, 5/o in rimonta, a soli 21 centesimi dal podio. Dopo una bella prima manche, Max Blardone e Manfred Moelgg non sono riusciti a rimanere al vertice della classifica. Blardone ha chiuso 12/o staccato di 1"44 dal vincitore e Moelgg ha fatto anche peggio finendo per terra e poi rialzandosi con la rapidità di un gatto, ma chiudendo al 20/o posto a 2"49. Fuori nella seconda Bode Miller e Daniel Albrecht.

D'obbligo una riflessione sulla serie di risultati positivi raccolta da Aksel Lund Svindal. Per lo sciatore norvegese il terzo posto agguantato in gigante segue ad un meravigliso successo, il giorno precedente, sempre sulle nevi di Beaver Creek. Una graa tecnica e veloce, in cui Hermann Maier, secondo a 45/100, ha confermato la ritrovata verve. Da segnalare il 4° posto di Christoph Innerhofer, a 69/100 dal norvegese.

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