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Angelo D’Arrigo, 44 anni, pilota siciliano di volo libero, già noto per aver scavalcato l’Everest in deltaplano nel 2004, è rientrato in Italia dall’Argentina dove ha compiuto una nuova grande impresa, sorvolando l’Aconcagua (6962 m), la vetta regina della Cordigliera delle Ande. Per effettuare il volo D’Arrigo ha studiato e seguito per lungo tempo il volo dei condor – il veleggiatore più avanzato della specie, avvistato perfino a quote prossime ai 10mila metri – prendendone spunto dall’anatomia per la realizzazione dei materiali utili al suo deltaplano.



La spedizione italiana “Aconcagua Flight Xplorer 05” – composta da dodici persone – era partita da casa il 6 dicembre per raggiungere Puente del Inca, cittadina a circa 20 km dalla frontiera con il Cile, in cui hanno avuto luogo le complesse operazioni di ambientazione e preparazione del sorvolo dell’Aconcagua, o “Sentinella di Pietra” – la montagna sacra degli Incas.



A causa delle pessime previsioni meteo in questa regione, Angelo D’Arrigo si è dovuto spostare nella zona di Rivadavia, dove si erge il vulcano Tupungato; qui, volando per due ore, ha stabilito un nuovo primato di quota toccando i 9100 metri!



Il suo deltaplano è decollato al traino di un ultraleggero pilotato dallo specialista britannico Richard Meredith. Dopo lo sgancio ha proseguito i voli sfruttando la gigantesca onda meteorologica generata dallo scontro dei venti dell’Oceano Pacifico con le pareti delle Ande, prima di planare a terra. Estreme le condizioni ambientali: temperature intorno a -50°, rarefazione dell’aria e conseguente rischio letale d’ipossia; forti turbolenze e pressione atmosferica ridotta del 75%.



Contrariamente a quanto fece sull’Everest nel 2004, contro l’ipossia, Angelo D’Arrigo non ha usato il respiratore, ma una tecnica yoga. La preparazione del pilota è stata seguita dal Centro Sperimentale Volo dell’Aeronautica Militare Italiana.

Hanno collaborato il Centro Ricerche Fiat-Elasis, la Fiat Auto di Torino e l’Università di Venezia. Sull’impresa sarà realizzato un documentario per il National Geographic Channel.

fonte:www.fivl.it

foto spin360/www.fivl.it







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