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Max Roqueta nasce l'8 dicembre 1908 a Angelliers, piccolo villaggio a 20 km da Montpellier, fra le dolci montagne che scendono dal larzac verso il mare. Compiuti gli studi di medicina a Montpellier e Tolone diviene medico di campagna ad Aniane, nell'Heraut In seguito svolge la sua attività di medico presso la Sécurité sociale di Montpéllier, città in cui morirà il 24 giugno 2005 all'età di 96 anni. Max Roqueta è stato anche un fervente occitanista: fondatore con Ismaël Girard e Renat Nelli dell'IEO nel 1945, fondatore nel 1961 e presidente del PEN-Club di Lingua d'oc legato al PEN-Club, associazione internazionale di difesa degli scrittori.

Bastarono alcuni versi del poema Mireio di Mistral recitati da suo padre un giorno che raccoglievano vilucchio – aveva allora una dozzina d'anni – perché decidesse di scrivere soltanto in occitano, la lingua a quel tempo parlata da tutti ad Angelliers. La sua opera è fatta di poesia (Psaumes de la nuòch, D'aicí mil ans de lutz, Lo maucòr de l'unicòrn, Poèmas de pròsa, Bestiaris), di novelle (Verd Paradís), di romanzi (La Cèrca de Pendariès, Tota la Sabla de la Mar), de teatro(16 brani per la maggiorparte inediti). Verd Paradís è considerato il suo capolavoro. La sua scrittura, sciolta, ampia e precisa, nasce dall'incontro fra la cultura popolare (i racconti della grande tradizione occitana che udì da bambino) e quella della grande letteratura (la Bibbia giansenista di Lemaistre de sacy, Mistral, Dante, di cui tradusse l'Inferno all'età di 18 anni). Ne trae la forza dell'incanto.

Lo scrittore Roland pécout vede Max Roqueta come uno sciamano capace di entrare nell'animo del cacciatore ferito Costasolana (La mòrt de Costasolana) cosí come in quello di una volpe morente di sete caduta da un pesco disseccato (La mandra dins lo pesquièr).
Tutta l'opera rende conto dell'unità dell'uomo e del cosmo e dietro l'incanto della bellezza del mondo che la scrittura rivela affiora il sentire profondo della sua crudeltà e l'impermanenza di ogni cosa. È tradotta in inglese, tedesco, olandese, spagnolo, catalano e bulgaro.
Nel 2003 due opere dello scrittore tradotte in francese hanno avuto un largo riscontro di pubblico: Il Glossaire, rappresentato alla Comédie Francese, e soprattutto Medelha (Medèa) – una zingarata carica di forze arcaiche – rappresentata dal Théâtre des Amandiers di Jean-Louis Martinelli a Nanterre, presso Parigi, nel 2002-2003 e rappresentata in francese dalla compagnia di attori africani (con cori in in lingua bambara) diretti da Martinelli al Festival di teatro di Napoli nel 2008, con un grande successo. Medelha è stata ripresa a Nanterre nel 2009 e rappresentata in diverse rassegne internazionali (a Sarajevo e Madrid nel 2009 e sono previste nel 2010 rappresentazioni a Bogota, Monaco, New York, Porto e in Polonia). L'opera non è mai stata rappresentata nella sua lingua originale, l'occitano.

"Poemi in prosa"
Le cose
Le cose sono soltanto separate, sparse qua e là in qualche modo.
I vocaboli, le parole sono la seta, il legame che le affratella. Come allo sguardo dell'uomo delle stelle perse nella notte formano costellazioni dall'aspetto di cigno, di croce o d'Orsa Maggiore.
La parola è scrittura, segno che conduce a qualcosa di surreale.
L'anima del mondo è racchiusa nelle cose.
Ma la sua verità sgorga in riflessi nella parola.

Aria di febbraio
Nel cuore di febbraio, avevamo la primavera sulle labbra, e le sue mani d'alba sulle guancie. Nel cuore una speranza cosí folle che secoli e secoli non avrebbero potuto celare.
Come tutto ciò torna veloce. Prima di ogni cosa. Prima di ogni memoria. Per rompere questa indifferenza, questo deserto di sonni senza sogni. Cosí presto raggiunti. E dei quali non si può misurare il tempo.

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