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Sole è oggi sinonimo di salute e vita sana, ma  i raggi ultravioletti non sempre sono benefici: l’esposizione eccessiva può causare danni alla pelle e agli occhi. Quali gli strumenti oggi a disposizione per prevenire i danni da questo “pericolo invisibile” per tutti coloro che svolgono attività all’aperto, sia lavorative, sia ricreative?

Da circa tre anni l’Arpa della Valle d’Aosta (www.arpa.vda.it), unica in Italia,  fornisce in tempo reale e tutti i giorni l’Indice Ultravioletto, che indica l’intensità della radiazione ultravioletta solare su tutto il territorio della regione. Un servizio importante, visto che si tratta di una regione di montagna con altitudine media elevata e presenza di neve al suolo per lunghi periodi. L’irradiazione ultravioletta varia infatti con la quota (ogni 1000 metri i raggi UV aumentano tra il 10 e il 20%, a seconda della lunghezza d’onda), l’ora della giornata, la stagione, la latitudine e l’ambiente circostante (la radiazione riflessa può raggiungere quasi il 100% con la neve fresca).

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Il monitoraggio non solo permette l’acquisizione di una serie storica di dati  per valutare l’irraggiamento a medio e lungo termine (la diminuzione dell’ozono stratosferico può aumentare il passaggio delle radiazioni solari), ma permette anche di elaborare le previsioni per la giornata. Sono inoltre riportate le protezioni solari da usare, tratte dalle indicazioni ufficiali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Questi servizi fanno dell'Agenzia per l'ambiente della Valle d'Aosta un centro di eccellenza in Italia nello studio della radiazione solare ultravioletta e dei potenziali impatti sull'ambiente e sulla salute dell'uomo.

Oltre a questo servizio, con l'obiettivo di meglio conoscere i livelli di esposizione alla radiazione solare nella pratica dello sci, l'Arpa, in collaborazione con il Dipartimento di Fisica dell'Università La Sapienza di Roma, ha condotto una ricerca sull'esposizione agli ultravioletti sulle superfici innevate. Lo studio si è svolto a La Thuile nel periodo 2006-2007, e ha coinvolto due gruppi di volontari, sciatori e maestri di sci. "Lo studio – spiega Henri Diémoz, fisico dell’Arpa – ha evidenziato come le persone che praticano l'attività sciistica ricevano una dose di radiazione maggiore di quelle che prendono il sole sulle sdraio a bordo pista (dose ambientale). Sciando si ricevono infatti  le radiazioni dirette e quelle riflesse dal manto nevoso". I risultati completi di questo studio, da poco concluso, saranno presto presentati al pubblico. 

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