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“Nel divino sorriso del Monte Rosa” l’opera di Julius Kugy del 1940, che contribuì a far conoscere questo quattromila tra gli alpinisti di lingua tedesca, viene pubblicata per la prima volta in italiano. Tradotto da Marina Bressan e presentato da Francesco Cetti Serbelloni, il volume è arricchito dalle splendide fotografie dell’edizione originale tedesca e si aggiunge agli altri libri di Julius Kugy già presenti nel catalogo dell’editore LINT di Trieste.

Julius Kugy, (1858 – 1944) avvocato e alpinista austro-italiano, è conosciuto soprattutto per l’esplorazione alpinistica delle Alpi Giulie, ma per parecchi anni frequentò anche le Alpi occidentali. Fu infatti tra i clienti della guida di Alagna Mathias Zurbriggen, della guida di Valtournenche Antoine Maquignaz e per quattordici stagioni si legò alla guida di Courmayeur Joseph Croux, che lo accompagnò in oltre cento ascensioni tra Piemonte, Valle d’Aosta, Savoia, Svizzera e Delfinato.

Nell’introduzione al libro, promosso dalla sezione del Cai di Trieste “XXX ottobre” per il 90simo di fondazione e il 150simo della nascita dell’autore, Kugy parla del suo rapporto ventennale con il massiccio del Monte Rosa, le cui cime scalò ripetutamente da diversi lati tra il 1886 e il 1906. "Mia intenzione è stata proprio quella di presentare a grandi linee un quadro chiaro e organico della seconda montagna delle nostre Alpi, che maestosa si presenta ai nostri occhi nella sua meravigliosa statica grandezza e avvincente bellezza, eliminando tutto ciò che poteva essere superfluo e provocare confusione nel lettore".

Non una guida, ma un’antologia del Monte Rosa, tanto che il primo capitolo porta la firma del glaciologo Umberto Monterin, allora direttore dell’osservatorio meteorologico e geofisico del Monte Rosa di Gressoney-La-Trinité. Kugy racconta la storia alpinistica del Monte Rosa a partire dai “sette uomini intrepidi di Gressoney” che nel 1778 salirono fino alle rocce chiamate “della scoperta” al Colle del Lys, alla ricerca della valle perduta, e si serve poi degli scritti di altri illustri alpinisti, da John Tyndall a Karl Blodig e Otto Zsigmondy per parlare del “divino sorriso” della montagna e di cime che “si innalzano superbe oltre le nubi, impavidi guerrieri nelle loro corazze di ghiaccio”.

A ricordarci un Monte Rosa d’antan non è solo lo stile dell’autore, ma anche le foto che accompagnano il testo: i ghiacciai all’epoca di Kugy, erano ben più estesi e la montagna aveva ancora quell’aura di sacralità, non ancora toccata da imponenti rifugi, funivie ed eliski. Un testo che vale la pena di sfogliare e leggere, per non dimenticare.

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