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Mario Brigando, alpino patagonico e figlio del vento essendo nato a Ushuaia, si è lanciato in un'appassionata ricostruzione della vita e del lavoro di padre De Agostini, sacerdote salesiano recatosi in Patagonia al seguito degli emigranti piemontesi. Qui padre De Agostini ha descritto la geografia delle grandi vette patagoniche, (Sarmiento, Paine e Cerro Torre) ma non contento le ha scaltate insieme al grande alpinista Carlo Mauri.
Mario Brigando ha ricordato con commozione Daniele Chiappa e Casimiro Ferrari.

Carlo Barbieri ha illustrato l’epica spedizione di Umberto Nobile con il dirigibile Italia, ponendo in risalto il valore scientifico della spedizione e la grande opera di soccorso internazionale che ha visto rispondere sei nazioni, mille e cinquecento persone, otto navi, quindici aerei, gli alpini guidati dal mitico capitano Gennaro Sora. Egli ha ricordato come la navicella è stata attrezzata dall’ing. Pontremoli, allievo di Curie, al fine di effettuare studi sull’inquinamento atmosferico, e siamo nel 1928. Inoltre, come sia stata collaudato il più grande ponte radio e di trasmissione, tra il Dirigibile, la nave Città di Milano e la stazione radio di Monte Mario in Roma. Risultati scientifici oscurati dalle polemiche e dalla caduta del dirigibile sulla via del ritorno dal Polo Nord. Risultati che la storia ha recuperato e valorizzato, collocandoli nell’ambito del loro giusto contributo scientifico.

Sono stati presentati due nuovi libri:
“L’eroe della frontiera di ghiaccio” (Effemme Editore) dedicato da Michael Smith al marinaio Tom Crean (che fece parte anche della spedizione di Shackleton con l’Endurance), nella collana dedicata agli esploratori.
“Vero Nord” (Corbaccio) di Bruce Henderson, sulla polemica tra Cook e Peary, a proposito del raggiungimento del Polo Nord, e dei metodi usati per divulgare diffamazioni e notizie false da parte di Peary, provocando un dubbio che rimane, a oggi, insoluto, sebbene si sia propensi a credere che solo Cook arrivò vicino al Polo Nord.
Le due pubblicazioni avranno uno spazio significativo nella rubrica “libri on line” del circolo polare.

Davide Sapienza, appena rientrato dal Canada è riuscito a comunicare la situazione delle popolazioni e lo stato di smarrimento in cui vivono. Molta stampa ha dipinto le popolazioni Artiche in modo distorto, senza porre in risalto la verità dei fatti: riguardo la caccia alla foca in Newfoundland e Quebec, i cuccioli di meno di dodici giorni di vita della foca groenlandica, i whitecoat, non possono esere cacciate sin dal 1982; solo gli Inuit possono prelevarne un modesto quantitativo per la sussistenza. Il numero di foche è cresciuto e ora è intorno ai 5,8 milioni di esemplari (harp seal, foca groenlandica). Diversi studi stanno cercando di stabilire se oltre alla dissennata opera dell’uomo (nell’Atlantico pescano oltre sedici nazioni) la scomparsa del merluzzo sia dovuta anche a un numero troppo alto di foche, come sostengono diversi saler, i cacciatori di foche. Il fatto che gli Inuit, vivendo tra i ghiacci, si siano sempre nutriti esclusivamente di animali presenti sul territorio e nel mare non esclude che anche gli abitanti del Newfoundland e della Ile de la Madeleine in Quebec facciano lo stesso dal 1700. 

Oggi gli Inuit possono acquistare la carne al supermercato, ma i costi sono altissimi nell’Artico e inoltre proverrebbe comunque dai macelli e dagli allevamenti intensivi e disumani: le foche nascono e vivono bene nel mare, gli animali che mangiamo noi nascono e crescono in cattività senza conoscere una vita “naturale”. Non esiste un problema di estinzione, per le foche, e almeno in Canada, negli ultimi 40 anni sono state adottate molte misure per rendere sostenibile e umanamente possibile questo genere di caccia che, avendo un forte impatto visivo, è diventata il simbolo dei gruppi animalisti di tutto il mondo: spesso capaci di raccogliere più fondi (l’IFAW fattura 1000 mln di dollari all’anno) di tutti i cacciatori di foche di Newfoundland, Quebec e Nunavut e Nunatsiavut messi assieme (totale, circa 55 mln di dollari di fatturato lordo). Non è dunque solo un problema per gli Inuit ma per intere comunità rurali già, mediamente, sostenute da redditi medi sotto la soglia di povertà stabilita dal governo canadese.

Davide ha suggerito di vedere oltre alle comunicazioni ufficiali, ribadire come perfino Greenpeace e il WWF abbiano cambiato atteggiamento e riconosciuto che lo sterminio delle balene e delle foche non era provocato dai nativi, ma da nazioni coinvolte nella pesca intensiva per alimentare la tavola dei paesi opulenti e ricchi. Torneremo su quest’argomento perchè anche dal convegno si sono levate voci di pericolo e di allarme, ricordando come i bisonti delle praterie americane sono stati sterminati dai pionieri e dagli invasori per altri mercati, non certo dai nativi.

Le due giornate sono state chiuse da Guido Bocchi, che l’illustrazione delle caratteristiche territoriali dell’artico e dell’antartico antartico, con suggestive foto sulla base di transito del Duca degli Abruzzi con la nave Stella Polare; infine, ha condotto il pubblico alla visione della magica interpretazione di Kenneth Branack sull’epica figura di Enrnest Shackleton.

Due giornate intense, ricche, inebrianti che saranno sintetizzate nel sito www.circolopolare.com e che diventeranno itineranti in altre città italiane, per tutto il 2007 Anno Polare Italiano.
Due giornate auto-finanziate, in cui i relatori hanno messo a disposizione i loro contributi, del tutto gratuitamente, a favore delle finalità che si è posto il Circolo Polare per il 2007: diffondere e far conoscere le Regioni Polari da un punto di vista storico, antropologico e culturale, valorizzando il contributo degli italiani.

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