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Sì, sciare, ma a che prezzo? Le Alpi – e non solo in Svizzera – rischiano di pagare il maggior dazio possibile. ‘Sebbene due impianti di risalita su tre in Svizzera siano alle prese con problemi finanziari, continua senza posa l’ampliamento delle aree sciistiche, spesso reso possibile dai generosi contributi dell’ente pubblico’. In sostanza è questa la denuncia di “WWF Svizzera”, “Pro Natura” e “FP”, la fondazione svizzera per la tutela del paesaggio.

In un recente intervento volto a sollevare il problema le tre organizzazioni non hanno mancato di puntare il dito su diversi progetti che dovrebbero trovare attuazione sull’arco alpino, Ticino compreso. Un esempio: lo sviluppo della seggiovia Brusada-Lago di Carì, nei comuni di Calpiogna e Campello. “Un progetto da 13 milioni di franchi discutibile – come ha sottolineato Christine Neff, collaboratrice scientifica presso la FP – sotto tutti i punti di vista”. Progetto che si tinge di giallo, sempre secondo la Neff: “un giallo politico” fra operatori economici, cantone e Dipartimento federale dell’ambiente che si è concluso “non a lieto fine per la natura”, con la concessione della licenza. Secondo il coro ambientalista questo esempio per tutti non può che ricordare il boom edilizio degli anni 70: piani ambiziosi, redditività discutibile, pressioni politiche sulle autorità competenti, profonde ferite al paesaggio e costruzioni illegali. Uno scenario a cui si è cercato di perdere l’abitudine in anni più ragionevoli…

Ad ogni modo, le prospettive future sono inquietanti: Riko Kessler, capo progetto di Pro Natura: “Si sta assistendo ultimamente ad una vera e propria corsa per accaparrarsi spazi liberi da convertire allo sci organizzato sulle Alpi”. Uno studio appena pubblicato da Pro Natura avrebbe contato ben 113 progetti di sviluppo di aree sciistiche già esistenti, con investimenti stimati in 3,5 miliardi di franchi. Non solo: fra il 1993 e il 2001 sono state create 13 nuove stazioni sciistiche, finanziate con denaro pubblico per più della metà. Pare che diversi progetti stiano ora minacciando importanti “tesori” naturali, sempre attenendosi a quanto sostenuto da Kessler. Nel canton Glarona è in forse una parte della bandita di caccia più vecchia d´Europa. A Flims Laax, nei Grigioni, dovrebbero sparire sei ettari di bosco per lasciare posto ad una nuova pista, proprio in una delle poche zone in cui vive ancora l´urogallo, una specie minacciata di estinzione; Andreas Weissen, responsabile del programma Alpi del WWF ritiene che “non si può permettere che lo Stato dia la sua benedizione alla distruzione di un habitat in cui vivono animali minacciati in Svizzera e in Europa”. Il dazio allora è alto, o per la natura o per gli impianti: Pro Natura, WWF e FP chiedono infatti la sistematica protezione degli spazi ambientali, il blocco delle sovvenzioni ad impianti situati a quote inferiori ai 1500 metri e la rinuncia da parte dell’ente pubblico a sostenere progetti con prospettive economiche incerte.







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