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Al Trento Film Festival, edizione numero 62, ritorna Simone Moro, protagonista di un doppio appuntamento: la presentazione del suo ultimo libro nel quale racconta la sua passione per il volo e le missioni di soccorso in quota e poi la serata che lo vedrà salire sul palco dell’Auditorium S. Chiara.

Alle ore 12, l'alpinista di Bergamo sarà a Palazzo Roccabruna (Via Santa Trinità, 24) per presentare il libro "In gnocchio sulle ali. La passione per il volo, la missione del soccorso in quota: non voglio smettere di sognare". Con l'elicottero a sfiorare le pareti dell'Himalaya per salvare vite umane: Simone Moro racconta la più nobile delle sue imprese estreme.
               
Reduce dal suo secondo tentativo invernale al Nanga Parbat, Simone Moro sarà protagonista della serata in programma il 30 aprile all'Auditorium S. Chiara, ore 21:00, dall'emblematico titolo “Il valore della rinuncia” e nella quale l'alpinista bergamasco dialogherà con il giornalista Sandro Filippini.

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Il valore della rinuncia per un alpinista spesso si traduce in una ulteriore e più determinata voglia di riprendere i propri progetti. In particolare questo è il caso di Simone Moro che al suo ritorno dal Nanga Parbat ha dichiarato: “Dovrò ritornare al Nanga Parbat perché non c'è due senza tre!” Due volte Simone Moro ha tentato la salita invernale di questa vetta e questo pensiero è maturato ancora al campo base, ai piedi della grande montagna che anche questa volta aveva detto no a lui, al suo compagno di spedizione e a tutte le altre spedizioni che hanno tentato il Nanga Parbat in inverno.
Ma questa non è stata la sola rinuncia di Simone Moro che nella sua oramai lunga carriera per continuare a ritornare a salire le montagne ha dovuto tante volte rinunciare a inseguire una cima. Come al Broad Peak invernale del 2008, oppure all'Annapurna nel 2004 e sullo Shisha Pangma invernale sempre nel 2004.
 
Simone Moro. E' nato nel 1967 ed ha iniziato a praticare arrampicata all’età di tredici anni. In seguito ha sperimentato ogni forma di alpinismo, per poi specializzarsi nella salita di Ottomila in inverno. Il suo primo grande successo è stata la salita al Lhotse (8516 metri) nel 1994. Altro importante risultato la “combinata 8b – 8000” nello stesso anno solare, il 1994, ossia il superamento in roccia di itinerari di difficoltà 8b e la salita di una montagna di oltre 8000 metri di quota senza ossigeno. Cinquanta spedizioni alpinistiche extra-europee, dodici volte in vetta a un ottomila, Simone Moro è l'unico alpinista della storia che ha raggiunto tre cime di ottomila metri in completa stagione invernale: nel 2005 la prima salita invernale assoluta del Shisha Pangma 8027 m, lungo la parete sud. Il 9 febbraio 2009, insieme al kazako Denis Urubko, ha realizzato la prima salita invernale del Makalu (8463 m s.l.m.), uno dei sei ottomila allora ancora inviolati in inverno. La salita è stata effettuata in puro stile alpino. Nel febbraio 2011 con Urubko e l’americano Cory Richards ha salito in prima invernale il Gasherbrum II in Karakorum. Dal 2010 è pilota di elicottero specializzato nel soccorso alpino in Himalaya.

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