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Nel mese di luglio 2014, l'alpinista altoatesino Simon Gietl, insieme al compagno di cordata Daniel Tavanini, ha portato a compimento il suo progetto sulla Tofana di Rozes (3225 m). Lungo questa montagna, simbolo di Cortina, si sviluppa una lunga parete sud, che si innalza per 800 metri e, grazie all’ottima qualità della roccia, occupa un posto di tutto rispetto nel cuore degli arrampicatori.

“Quando, otto anni fa, riuscii nella prima salita di „Fein, Herb und Würzig“ insieme a mio fratello Manuel" ricorda Simon "a Castelletto eravamo passati molte volte accanto alla spaccatura ripida e gialla della Tofana, guardandola con grande ammirazione”. Dopo otto anni l'alpinista dell'alpineXtreme Team Salewa è riuscito a reaizzare questo progetto, attaccando proprio questo sperone, insieme al collega e guida alpina Daniel Tavanini.

Tofana di Rozes, via No CreditIl racconto. “Si tratta di roccia non proprio compatta e un sentiero passa proprio sotto alla spaccatura: per questo motivo discutemmo a lungo, cercando di capire se il nostro proposito non fosse troppo rischioso, avendo sempre persone che camminano sotto di noi. Poi, al giorno stabilito, non si prospettava un tempo adatto alle escursioni, e a dire il vero neanche all’arrampicata – questo voleva dire che non avremmo visto un’anima in giro. L’avventura poteva quindi avere inizio. Daniel attacca i primi 35 metri senza esitazioni e poi mi assicura. Ci alterniamo nell’andare da primi e dopo un’ora buona siamo già sotto il tetto; con un’arrampicata tecnica e in libera scaliamo la prima, difficile lunghezza. Sebbene molto contenti, sapevamo di essere soltanto all’inizio: 20 metri sopra di noi si ergeva un tetto di due metri. Decidiamo di arrivare fin sotto il tetto e poi di fermarci. Eravamo molto contenti di essere riusciti a raggiungere quel punto in un solo giorno, e decidiamo di fare una pausa, per poi ritornare in seguito. Daniel ed io eravamo molto eccitati all’idea di poter scalare questo tetto e, con esso, il probabile passo chiave dell’intera parete. Due giorni dopo, con l’aiuto di due cliff, riesco a superare lentamente lo spigolo del tetto. Il pensiero che, se salta il cliff, volo per cinque metri sulla placca come un uccello che si schianta contro un vetro, mi rendeva ancora più nervoso. Gli incitamenti di Daniel mi incoraggiavano, ma sapevo bene che, cadendo lì, mi sarei fatto molto male. Sapevo inoltre che il morale forse non sarebbe bastato da solo a mandarmi avanti. Quando, finalmente, vedo una fessura minuscola, purtroppo troppo piccola per un chiodo, prendo un nut e faccio del mio meglio per posizionarlo, ma senza riuscirci. Per fortuna avevo con me il martello, con il quale riesco a inserirlo. Preparo la nostra quinta sosta e sono felicissimo. A Daniel tocca la lunghezza seguente, che riesce a superare senza l’uso di chiodi.  Secondo le nostre valutazioni, il grado della lunghezza è inferiore all’8. Dopo due giorni siamo in cima al pilastro, dove la nostra via si ricongiunge alla „Steinkötter“. La prima salita era quindi terminata, ma la sfida di arrampicarne l’interezza in libera era appena iniziata.
Simon Gietl con Daniel Tavanini lungo la Parete “NO CREDIT”

"Passai due giorni a pulire l’intera via e cercai di risolvere i passi chiave, assicurato da Andrea Oberbacher e Diego Zanesco." continua Simon "Mi resi conto che scalare in libera sarebbe stato molto difficile, ma ero convinto che ce l’avrei fatta. Tornai alla parete insieme a Daniel e raggiungemmo il grosso tetto senza troppi problemi. Il tempo stava peggiorando e aveva iniziato a piovere. La parete è così verticale che si può arrampicare anche con la pioggia, l’unica pecca sono le prese che non tengono molto, ma la motivazione era enorme e volevo semplicemente provare".  

Simon Gietl, Tofana di Rozes, via No Credit

Il racconto di Simon Gietl, a questo punto, si fa davvero intenso: "Per arrivare al passo chiave devo fare sei mosse dinamiche oltre lo spigolo del tetto; a ogni mossa mi stupisco di non cadere, e poi trovo sempre una buona presa per le mani e vado avanti. Continuiamo senza esitazioni e arrampichiamo fin oltre la spaccatura, dopodiché il terreno è più appoggiato e solo la pioggia rende l’esperienza più avvincente. Le giacche ci riparano dalle intemperie e continuiamo ad arrampicare fino all’ultima parte della via. Ci siamo aggiudicati „NO CREDIT“, che è stata e rimane una gran bella avventura".

Complimenti Simon e Daniel, la vostra impresa testimonia, se mai ce ne fosse bisogno, di quanto ci sia ancora da salire tra le Dolomiti e sulle montagne dell'intero arco alpino.

 

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