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Non esisteva, fino a oggi, una pubblicazione che trattasse l’altopiano di Pian di Gembro a 360°. A colmare la lacuna ha pensato Ivan Monti, con il suo Uno Scrigno chiamato Pian di Gembro, un compendio da pochi giorni in edicola, utilissimo per il visitatore.

Situata a 1350 m. d’altitudine, a poche centinaia di metri dal Passo di Aprica, la Riserva Naturale Botanica di Pian di Gembro è  nota ai più per alcune caratteristiche che negli ultimi decenni l’hanno resa famosa ed apprezzata.
La torbiera, prima di tutto: naturale evoluzione di quel lago che la simultanea convergenza di ben tre ghiacciai aveva creato. Tuttavia, la caratteristica più suggestiva per il visitatore medio è l’inquietante presenza di piante carnivore, in grado però d’intrappolare solo piccoli insetti. Seguono i voli radenti di variopinte libellule, la voga dei germani reali, il frastuono delle rane, le belle fioriture palustri, la pesca dell’airone cenerino, ecc. Non ultimo aspetto d’interesse dell’area, per nulla in conflitto con il pregevole ambiente naturale, è quello sportivo. Una spessa coltre di neve, infatti, copre d’inverno il gran numero di specie vegetali, trasformando Pian di Gembro in una quieta arena per la pratica dello sci di fondo, che gode d’un grande paesaggio.

Uno scrigno chiamato Pian di Gembro, dell’appassionato dottore comasco in Beni culturali Ivan Monti, è suddiviso in tre capitoli, che recuperano ciascuno un aspetto, ordinandolo in un testo con il dichiarato intento di analizzare a tutto tondo l’altopiano.

Il primo capitolo prende in considerazione gli aspetti faunistico-naturalistici, presentando il sito prima di tutto da un punto di vista fisico-ambientale, per poi analizzare con attenzione la distribuzione vegetazionale. In questa sezione l’autore mette in rilievo le differenze tra le specie legate all’ambiente idro-igrofilo che costituisce la palude vera e propria e quelle relative ai pascoli e ai boschi che la circondano. Seguono tutte le specie animali che oggi vivono in Pian di Gembro, sulla base delle indagini compiute dai biologi che studiato il SIC (Sito d’Importanza Comunitaria).

Il secondo capitolo, invece, si sofferma sulle pratiche del passato e sul rinvenimento dei lasciti che fanno l’archeologia del posto. Scrive un’importante pagina storico-culturale il sentiero militare del Monte della Croce, dove cinque gallerie e una strada perfettamente conservata possono oggi solo far immaginare la dura vita dei soldati impegnati al fronte nel corso della Prima Guerra Mondiale. E se almeno un masso inciso par dimostrare che anche l’uomo antico ha considerato Pian di Gembro un luogo interessante nel quale celebrare riti, l’imponente monolito inglobato nella chiesetta di San Fortunato, per anni scambiato con un menhir, ha una storia più controversa. Nel capitolo si esamina poi la storia dell’estrazione della torba e le relative pratiche di commercializzazione: archeologia anche questa, seppur industriale e seppur più recente.  

Il terzo capitolo, infine, descrive al meglio i percorsi per lo sci di fondo e per le caspole, lungo i quali durante la bella stagione si può camminare senza troppo faticare in un ambiente impareggiabile. Senza dimenticare che in loco le varie strutture di ristorazione sono pronte ad ospitare il visitatore deliziandolo con genuini cibi valtellinesi. Straordinaria la foto di copertina, realizzata dal grande Roby Moiola di ClickAlps.com.

Il libro, disponibile in tutte le librerie e le edicole da Aprica a Tirano, non manca neppure presso le strutture di ristorazione di Pian di Gembro. Può, infine, essere richiesto direttamente all’autore all’indirizzo moiv84@yahoo.it.

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