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Liana Darenskaya, direttore responsabile di “Risk”, unica rivista russa d’alpinismo (vedi copertina), è in vacanza in Valle d’Aosta, ospite per alcuni giorni della Grivel Mont-Blanc. “Risk” si occupa di montagna a 360°: dalla storia alle ultime realizzazioni, dall’arrampicata indoor (che a Mosca è in forte crescita) all’alta quota, dall’escursionismo al parapendio, con belle foto e molte riflessioni e l’alpinismo russo e delle ex repubbliche sovietiche ha fatto molto parlare di sé negli ultimi anni.

Liana, alta, capelli biondo platinato naturali, occhi azzurri allungati,  ha alle spalle esperienze di arrampicata su ghiaccio e roccia. La sua avventura editoriale di montagna è cominciata alcuni anni fa con un sito internet che si occupa di montagna e sport all’aria aperta e poi è andata avanti con la carta stampata. L’esperienza di “Risk” cartacea è iniziata nel 2001 con quattro numeri all’anno, diventati sei due anni fa. Una tiratura di diecimila copie (all’incirca come le principali riviste di montagna italiane) per un mercato che è tutt’altro che saturo.

«”Risk” è per la gente che ama leggere e pensare. Sulle riviste cartacee si possono approfondire i temi per far capire alla gente le nuove tendenze in montagna. È vero che internet sta crescendo e che tutte le associazioni di alpinismo hanno il loro sito, ma  i siti web (conosco anche Discoveryalps) servono per le notizie, non per gli approfondimenti. Inoltre in Siberia  e nelle regioni più orientali internet non è così diffuso e le riviste cartacee rimangono l’unica fonte di notizie».

Per gli alpinisti russi muoversi è ancora difficile. Ci sono problemi economici: «Anche la montagna riflette gli alti e bassi dell’economia russa, anche se attualmente la Federazione russa di alpinismo spinge affinché l’alpinismo diventi uno sport per tutti e non più solo per competizione. Per fortuna ci sono delle sponsorizzazioni private. Il team russo che ha vinto il “Piolet d’or” nel 2005 per la Nord dello Jannu aveva avuto sovvenzioni da compagnie telefoniche, elettroniche, di attrezzatura sportiva. La situazione è molto diversa nelle varie ex repubbliche sovietiche: nel Kazachistan, l’alpinismo è uno sport nazionale, come in Ucraina. In queste regioni le montagne sono abbastanza vicine, alcuni ministri sono ex alpinisti e c’è un buon sistema di associazioni alpinistiche per promuovere spedizioni in Caucaso, Crimea e così via.

Le Alpi sono un luogo meraviglioso per l’alpinismo classico e l’arrampicata, ma i costi sono ancora elevati» Poi c’è il problema dei visti: «Il visto per l’Italia è più difficile che per la Francia e  la Germania. Molti chiedono il visto per la Germania e poi grazie al trattato di Schengen possono recarsi negli altri paesi europei». Il Monte Bianco quindi non è molto conosciuto tra gli appassionati di montagna della Russia? «Il Monte Bianco da Courmayeur è fantastico e mi sono chiesta come si possa vivere qui senza praticare l’alpinismo. In Russia ci sono agenzie che organizzano la scalata del Monte Bianco o il Tour, con dei pacchetti che prevedono il viaggio in bus fino a Chamonix, ma gli alpinisti apprezzerebbero dei pacchetti a basso costo per le Alpi».

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